«Se qualcuno si aspetta da questo programma delle risposte è meglio che cambi canale. Piuttosto, mi piacerebbe che il sabato sera qualcuno andasse a letto con qualche domanda in più». Non usa mezzi termini don Marco Pozza, cappellano del carcere “Due Palazzi” di Padova, nel riferirsi a “Vizi e virtù – Conversazione con Francesco”, in onda sul canale Nove sabato 20 marzo, sabato 27 marzo e domenica 4 aprile, chiudendosi – non casualmente – il giorno di Pasqua. Si tratta di una serie evento da non perdere, una vera e propria chicca in cui, come suggerisce il titolo stesso, affronta i vizi e le virtù, «categorie essenziali nelle rappresentazioni cristiane. Definiscono uno sguardo completo sulla realtà terrena e si inscrivono necessariamente all’interno di una prospettiva escatologica, dal momento che l’uomo è giudicato da Dio in funzione dei suoi peccati e delle sue virtù, ricevendo la ricompensa del paradiso o il castigo dell’inferno» (Mt. 25, 35-36; v. Inferno).
La serie è composta da 7 episodi dedicati proprio al confronto tra vizi e virtù, come li ha interpretati e affrescati il genio creativo di Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova (di qui un’altra perla, la location). È proprio il delicato rapporto che intercorre tra i 7 vizi (Ira, Disperazione, Incostanza, Gelosia, Infedeltà, Ingiustizia, Stoltezza) e le 7 virtù (Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza, Fede, Speranza e Carità) il motivo conduttore dell’intimo dialogo tra Papa Bergoglio e don Pozza. Non è la prima volta che quest’ultimo instaura una vera e propria dialettica col Santo Padre – in precedenza per TV2000 avevano affrontato tre preghiere del Cristianesimo. «Quest’anno abbiamo cambiato casa perché mi piaceva un taglio più giovane e un pubblico meno garantito, diciamo così, questo è il senso con cui è nato questo viaggio», ci ha tenuto a precisare in conferenza stampa don Pozza, spiegando come l’idea fosse nata dalla concretezza dell’esistenza da lui vissuta. «È nata all’interno del carcere di Padova, quando un giorno in un reparto del carcere ho visto una riproduzione dei vizi e virtù affrescati da Giotto nella Cappella degli Scrovegni. Vederlo in carcere con i vizi contrapposti alla virtù e poi vederli riflessi dentro agli occhi e alle storie dei detenuti mi ha fatto nascere un sospetto bellissimo: che nessun uomo e nessuna donna è tutto vizio o tutta virtù, in ognuno di noi c’è un combattimento tra l’angelo e la bestia, il bene e il male. Così con Papa Francesco abbiamo pensato di perlustrare i vizi e le virtù che sono una grammatica dell’umano e di cui parlava già Aristotele. Voglio ringraziare un amico e confratello, don Dario Viganò, regista di questa produzione», realizzata da Officina della Comunicazione per Discovery Italia.
Immaginiamo che proprio partendo da questi presupposti, il filo conduttore non potevano che essere «storie vere di persone che hanno vissuto la propria esistenza in bilico tra vizi e virtù. Il pubblico scoprirà la storia dell’ex boss mafioso Domenico Vullo e della fedeltà della moglie del detenuto, trovatasi a crescere da sola i loro figli; la disperazione e la determinazione dei genitori del piccolo Sirio Persichetti, un bambino con una diagnosi di tetraparesi; Valentino Valente, un ragazzo che ha pagato con il carcere minorile il suo temperamento troppo aggressivo; la storia di Jessica Gallerani e Federica Sigon, due mamme diverse accomunate da un grande gesto di carità; la terribile dipendenza dal gioco di Tiberio Patrizi; la costanza di perseguire gli obiettivi dell’atleta di Ultracycling Omar De Felice; la storia di Piero Nava, inconsapevole testimone dell’omicidio del giudice Livatino.
Nella serie ci sono anche le testimonianze di sei personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport: da Carlo Verdone a Mara Venier, da J-Ax a Sinisa Mihajlovic, da Silvia Avallone ad Elisa Di Francisca» (dalla nota ufficiale). Sul piano della costruzione della serie, Monsignor Dario Edoardo Viganò ha spiegato una decisione significativa che conferisce ancora più importanza alla conversazione e a chi si è messo in gioco: «Le storie di queste persone (intendendo il primo ‘gruppo’ che abbiamo citato, nda), sono state catturate nelle loro case, con intorno un elemento a loro familiare. Sono stati ripresi con due camere, una fissa frontale e una laterale/mosso, che danno allo spettatore la lucidità delle vicende nella fissa e in quella mossa emerge quella più emotiva. I personaggi famosi sono ripresi invece frontalmente, in un luogo non noto, non ci importa da dove parlano, li abbiamo voluti ‘nudi’, loro e il loro cuore».
Ci teniamo a riportare una specificazione fatta da don Pozza: si tratta di «una conversazione dove c’è confidenza, senza la quale non scatta l’intimità necessaria per intessere un dialogo».