Rodmell marzo 1941; le acque del fiume Ouse, nel Sussex, accolgono un corpo con le tasche piene di sassi.
È il corpo di Virginia Woolf, una delle principali scrittrici femministe del ‘900, che all’età di 59 anni decide di consegnarsi ad una fine intensa, così come intensamente ha vissuto tutta un’esistenza fatta di lotte e letteratura.
Nata a Londra nel 1882, la Woolf – al secolo Adeline Virginia Stephen – riesce a imporsi come autrice capace di narrare lo svecchiamento del mondo e come donna libera impegnata nella lotta contro la società patriarcale. Ed è proprio la libertà il marchio distintivo di una scrittrice diventata nel tempo il simbolo di molte firme femminili e del movimento femminista.
Intelligente, coraggiosa e ironica. La mente e la penna sempre aperte ci restituiscono in questa nostra modernità una Woolf slegata da ogni rigida convenzione sociale, tanto nella vita quanto nelle sue opere.
Le pagine di Virginia sono raffinate, ma lontane dalla struttura narrativa tradizionale. Le storie sono ‘abbandonate’ al flusso di coscienza; all’esaltazione del dialogo interiore della psiche umana che caratterizza ogni personaggio; alla narrazione di vite che non seguono una cronologia definita, ma si spacchettano in eventi salienti che si muovono nel passato e nel presente.
Uno stile nuovo, moderno che riscuote il plauso di molti e le critiche di tanti, specie dei colleghi uomini che mal sopportano i rimproveri decisi della Woolf alla società e alla classe media britannica.
Ciononostante il successo delle sue opere non è intaccato e ancora oggi indaghiamo con entusiasmo le vicende della signora Dalloway e i tormenti del veterano Septimus Warren Smith, in Mrs Dalloway (1925); quelle della pittrice Lily Briscoe sprofondata tra arte e drammi familiari, in To the Lighthouse (1927); le avventure del poeta Orlando che cambia sesso e vive numerose vite, in Orlando: A Biography (1928) e le intense riflessioni sulla vita, il tempo, il ruolo dell’arte, in Between the Acts (1941).
E sono proprio i lavori di Virginia che tra le righe ci raccontano le sfaccettature di questa complessa figura. Vi ritroviamo, infatti, tracce di una donna forte in grado di misurarsi egregiamente con il mondo letterario abitato da uomini – scrive per i supplementi letterari del Times e del Guardian – , tracce di una donna intellettualmente impegnata e apprezzata – fa parte del noto Bloomsbury Group e conosce Ludwig Wittgenstein e Bertrand Russell.
E ancora, tracce di una donna che sa amare profondamente; rimarrà legata fino alla fine al marito Leonard Woolf, suo grande amore, ma sono note anche le relazioni con altre donne come quella con l’amica Vita Sackville-West. Inoltre, il desiderio di riscatto della figura femminile la porta a unirsi alle suffragette e a impegnarsi nella lotta per la parità dei diritti tra i sessi, diventando in questo senso una vera icona.
Tutto questo, e molto di più, è Virginia Woolf; donna e autrice che ha vissuto e narrato gli alti e i bassi della vita, che ha impostato la sua esistenza e il suo lavoro sul coraggio della libertà, anche quando questo coraggio è stato scalfito dall’esaurimento nervoso e dalle crisi maniaco-depressive; il pegno di una vita fatta non solo di letteratura, ma anche di drammi come la perdita dei genitori e gli abusi sessuali da parte dei fratellastri.
Virginia ha portato avanti il suo coraggio e il suo impegno oltre ogni soglia, fino alla fine quando – dopo aver raccontato tutto – ha deciso di deporre la penna e di riempirsi le tasche di sassi.