Musica

Vent’anni fa nasceva Napster, la piattaforma pirata che ha cambiato per sempre il modo di ascoltare musica

Il sogno folle di due giovani che lancia una rivoluzione che coinvolgerà l’industria musicale, il mercato e il diritto d’autore. Prima di Spotify arrivò Napster

Correva l’anno 1998. Il termine chat roomera ancora abbastanza sconosciuto o perlopiù si riferiva alle linee erotiche. Il mondo che si affacciava al nuovo millennio era intriso di un’energia quasi primordiale e le potenzialità della rete già presagivano a che velocità avrebbe viaggiato la civiltà post-industriale. In quello stesso periodo la musica fa un “salto in avanti” nel processo di riproduzione digitale, attraverso un sistema di compressione file, che avrebbe permesso la creazione di una libreria musicale privata: il file Mp3.

C’è un ragazzo di 17 anni, con uno strano nickname, che da un po’ di tempo ha un’idea: creare un softwareche sia in grado di condividere musica, attraverso l’installazione di un programma sul computer. Il processo doveva avvenire solo su base volontaria, così da permettere al software la possibilità di selezionare esclusivamente i file che gli utenti avrebbero deciso di mettere in condivisione. Il ragazzo in questione è Shawn Fanning,ma per gli utenti del Web è “Napster”.

Molti sono diffidenti, ma c’è un ragazzo di 18 anni, aspirante imprenditore, a cui l’idea piace; è magro e ha i capelli rossi che tratteggiano i caratteri tipici del nerd americano poco avvezzo alle vita sociale; quel ragazzino si chiama Sean Parker.

(da Wikipedia: Sean Parker)

La storia dei pionieri della Sharing Economy

I due si mettono al lavoro, utilizzando un vecchio computer preso in prestito, per programmare il software e i dati. Nel maggio del 1999, il programma è completato, preparandosi a fare il suo ingresso in quell’intricato universo algoritmico che era la Silicon Valley; il suo nome è Napster. La gente non riesce a credere alle proprie orecchie. Il software di Fanning e Parkerconsentiva la ricerca e condivisione di tutte le canzoni desiderate. Bastava utilizzare il programma specifico, scaricare i brani e metterli a propria volta in condivisione con tutti gli altri utenti che avevano il medesimo dispositivo. Il successo è immediato: se nel mese di ottobre 1999, erano presenti su Napster circa 4 milioni di canzoni, nel marzo 2000, il software aveva raggiunto oltre 20 milioni di persone, con una media di 14.000 canzoni scaricate ogni minuto. Un colpo del genere non poteva lasciare indifferente l’industria musicale, la quale passò subito al contrattacco. 

Democrazia culturale contro industria musicale

Sotto la pressione della RIAA (Recording Industry Association of America), e dopo aver scoperto che più della metà delle canzoni coperte da copyright erano presenti sulla piattaforma, i tribunali stabilorono che Napster stava violando le norme delDigital Millennium Copyright Act, obbligando di fatto arimuovere tutti i contenuti protetti da copyright; pena la chiusura del programma. 

Così nel luglio 2001, a soli due anni dalla nascita, si conclude l’avventura di Parker e Fanning, ma non quella del download illegale di musica, che più avanti si allargherà anche ai film e le serie tv, diventando una consuetudine e anche una dipendenza per una numero spropositato di utenti della rete. In realtà la natura di Napster non era criminale: il software si limitava a consentire agli utenti di mettere in condivisione i propri file, indipendentemente dal fatto che fossero protetti da diritto d’autore.

La prerogativa della piattaforma non era quella di scaricare le canzoni,ma si sa che una volta che il dado è tratto!Così ultimi nel 2001, partirono anche le prime denunce contro i due ragazzi e che in breve tempo raggiungeranno 18.000 utenti. Molte furono le star della musica che avviarono azioni legali contro Fanning e Parker, tra cui i Metallica e Dr. Dre

L’intera industria discografica non aveva fatto i conti con l’impatto che Napster avrebbe avuto, sul mercato digitale. Dopo la sua chiusura infatti le piattaforme musicali cominciarono a crescere e moltiplicarsi, riorganizzando il filesharinge infliggendo un durissimo colpo all’intero settore musicale. Si calcola che nel 2003 gli incassi delle grandi major scesero a 20 miliardi, fino a crollare pesantemente nel 2014 sotto i 14,3 miliardi di dollari. La lotta e la criminalizzazione della pirateria, non portò alcun risultato, fino al 2011, quando in Svezia, dove nacque PirateBay,il numero di download di file illegali crolla del 25% dal 2009. La piattaforma Youtube mantiene una costante crescita di utenti e contenuti e soprattutto in quel periodo, proprio in Svezia, nasce Spotify la piattaforma digitale che rivoluzionerà l’intero mercato e lo stesso modo di “consumare”musica.

Tutto ciò che è accaduto, da vent’anni a questa parte il peer-to-peerè diventato l’unico sistema in grado di consentire l’ingresso dell’industria discografica nell’era digitale. Quello che i giganti della musica non sono riusciti a prevedere,  si sono limitati a riutilizzarlo, servendosi di Spotify, Apple Music,Youtube, per riprodurre, attraverso il verbo dell’algoritmo, le stesse dinamiche di radio e tv.In questo modo sono riusciti a mantenere il controllo del godimento di massa, cercando di individuare la musica più adatta ai gusti dei consumatori, spingendosi oltre il loro ciclo di vita sul mercato tradizionale, diventando luogo d’incontro degli stili più vari.

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