Il nuovo anno accademico è ormai cominciato nella scorsa primavera, a breve, in tantissimi atenei italiani cominceranno le lezioni del primo trimestre. In queste settimane, come spesso accade ogni anno, le associazioni di categoria fanno il punto sui fondi che saranno assegnati alle università italiane. Quest’anno il CUN, che è il Consiglio Universitario Nazionale, rileva che gli stessi sono aumentati sensibilmente, ma proprio le assunzioni sarebbero a rischio. L’aumento dei fondi sarà precisamente dell’1,7%, ovvero di 113 milioni di euro in più rispetto al 2018. L’unico interrogativo che lo stesso CUN si chiede è proprio quello di come poter pagare i nuovi professori o quelli già in servizio, visto che buona parte del denaro in arrivo nelle casse degli atenei (ben 110 milioni) saranno molto probabilmente destinati a potenziare dipartimenti di eccellenza e all’apertura di sedi estere. Nella nota inviata dal Consiglio si legge che tale dote non è ancora del tutto sufficiente per gestire il sistema dell’istruzione. Il denaro in questione è infatti contenuto nel Fondo di finanziamento ordinario, conosciuto con l’acronimo di Ffo. Proprio dall’anno 2016 a quello corrente non ci sarebbe traccia di ulteriori finanziamenti che dovrebbero poi coprire gli stipendi del personale accademico.
Secondo quanto riferisce il quotidiano economico Il Sole 24 Ore, la ripartizione dei fondi suddetti si incrocia con la nuova programmazione varata da Bussetti per il prossimo triennio. In quest’ultimo frangente ci sono ben 198 milioni di euro da ripartire tra le varie università italiane.
I fondi non saranno ripartiti a caso, ma sulla base di quanto emergerà dal rapporto annuale che sviluppa l’Anvur, l’ente che rileva la qualità dell’insegnamento e della ricerca negli atenei di tutto il Paese. Per questo si invitano i rettori a non disperdere le risorse che verranno assegnati in tantissimi progetti, ma di concentrarsi solo con gli obiettivi prefissati, che possono essere di fondamentale importanza per tutto il sistema universitario italiano. In quest’ottica quindi neanche le università del Sud dovrebbero essere penalizzate: tale notizia la si apprende dal sito di Liveuniversity Catania.
Gli studenti e i ricercatori quindi, almeno per quest’anno, possono tirare un sospiro di sollievo. Il governo giallo – verde, prima del suo scioglimento lo scorso fine di agosto, aveva già approvato tutti questi progetti, che ora verranno sicuramente portati avanti dal nuovo Esecutivo a trazione Pd – Cinque Stelle. A tal proposito ricordiamo che il nuovo ministro dell’Istruzione risponde al nome di Lorenzo Fioramonti.