L’immagine, su sfondo color tramonto acceso, la ritrae mentre gira il suo primo lungometraggio “La pointe courte” (realizzato nel 1954 ed uscito solo nel 1956), una pellicola che viene considerata dalla critica antesignana della Nouvelle Vague francese. Dal look inconfondibile alla straordinaria forza vitale, la Varda è stata una protagonista e avanguardista di questa corrente cinematografica, che ha mutato definitivamente lo stile del cinema moderno. Questa corrente, influenzata dallo stile Neorealista italiano del dopo guerra, voleva eliminare ogni artificio che allontanasse dalla realtà per smontare la finzione del cinema classico. Avendo questo stile un prezzo irrisorio per la realizzazione delle pellicole, permetteva ad ogni cineasta di approfondire maggiormente il proprio specifico linguaggio artistico. Unica figura femminile in questo mondo lavorativo caratterizzato da personalità maschili, Agnès è giustamente collocata accanto ai più celebri nomi della Nouvelle Vague assieme a Godard, Truffaut e Rohmer.
La sua carriera inizia come fotografa, per poi approfondire il suo amore per la pellicola, passando alla macchina da presa. Caratteristica predominante dei suoi film è il pedinamento dei protagonisti delle sue narrazioni mentre si muovo e camminano; un cammino che mostra l’evoluzione e crescita dei personaggi, come dice la stessa Varda «camminare per me è soprattutto qualcosa di molto profondo, una persona che cammina è una persona che avanza». La regista, dunque, farà del camminare un gesto peculiare del suo stile, che conseguentemente influenzerà il cinema del suo tempo.
Questo pedinamento ravvicinato dei suoi personaggi, si evolverà nello studio e realizzazione di numerosi film documentari. Tra questi film vanno ricordati Loin du Vietnam(1967), Les plages d’Agnès (2008), Agnès de ci de là Varda(2011), Visages Villages (2018) quest’ultimo vincitore del premio “L’Œil d’or” al Festival di Cannes e nominato agli Oscar nel 2018. Per poter comprendere maggiormente lo stile di questa incredibile cineasta, si consiglia la visione di Les Plages d’Agnès,un vero e proprio autoritratto della Varda, un itinerario nella sua carriera e nella sua memoria, dove le spiagge sono protagoniste indiscusse, valorizzate da delicate quanto mai affascinanti scenografie. A partire da uffici ambientati per le strade, dove il pavimento è di finissima sabbia bianca e le segretarie sono in costume da bagno, passando per i giochi di riflessi e luci, creati dal posizionamento di numerosi specchi nella spiaggia, con il mare e il cielo che si riflettono e specchiano ripetendosi all’infinito. Da questa pellicola emerge una donna discreta ma determinata, una donna capace di sorprendere quanto di sorprendersi, una donna camaleontica abile nell’adattarsi alle evoluzioni tecnologiche, al cambio dall’analogico al digitale, sfruttando al massimo il linguaggio cinematografico. Oltre ad esibire la sua crescita professionale, il documentario ci permette di comprendere anche la sua crescita umana: giovanile, femminista e caparbia, è un bellissimo esempio di una donna che grazie alla sua intelligenza e creatività, non solo è riuscita a farsi strada in un mondo dominato da figure maschili, ma è addirittura riuscita ad essere avanguardistica, scardinatrice di vecchi stili cinematografici, pioniera di un nuovo modo di fare cinema.