Un anno di volontariato o forse meglio parlare di “involontariato”, non c’è nulla di naturale e spontaneo ma purtroppo c’è molto di indotto e obbligato. Siamo stati costretti a stravolgere anche le modalità del terzo settore, poca presenza, molta vicinanza morale, un calcio alle tradizioni e spazio alle nuove tecnologie.
Un 2021 dove abbiamo preso consapevolezza del nemico comune, dove ci siamo adattati, fuori dai reparti di ospedale dove medici e infermieri sono assoluti e unici protagonisti, fuori dalle case di riposo per evitare di essere portatori di virus, davanti ad un computer a sostenerci a vicenda e ad elaborare nuove iniziative virtuali. E ancora: a raccogliere tonnellate di mascherine e guanti che stanno inquinando i nostri mari, ad aiutare i nostri ragazzi rimasti soli e incompresi, accanto alle disabilità a spiegare quello che sta succedendo.
Se vogliamo è stato un 2021 dove molte più persone hanno assunto il ruolo di volontari: il ragazzo che porta la spesa al vicino col covid, regali lasciati sull’uscio della porta, un sorriso dietro il vetro appannato, gesti grandi come macigni in un momento dove anche il minimo può diventare necessario.
Sono stati azzerati i contatti umani de visu ma abbiamo esplorato nuovi confini, le videochiamate di gruppo fino a tarda ora, i giochi online tutti insieme, le tombole a distanza, i quiz interattivi. Il Covid ci ha costretto ad adattarci per sentirci ancora più vicini perché i volontari hanno ancora bisogno dei loro pazienti e questi ultimi trovano nuova linfa nelle loro battaglie “a contatto” con i volontari.
Una grande squadra del 2021, che non ha mollato un attimo, che ha ragionato per adattarsi ma ha agito immediatamente, ancora una volta più veloce della burocrazia dello Stato che incredibilmente non ne ha riconosciuto i meriti, addirittura si è parlato di introdurre l’iva per gli enti che operano nel volontariato, una follia per colpire mortalmente strutture già messe a dura prova dalla pandemia.
Eh sì, perché le casse delle associazioni di volontariato sono vuote e le spese sono maggiori, tra protocolli di sicurezza, igienizzazione e nuove frontiere da attuare. Ma il volontario incassa, rielabora e si rialza, non vuole e non può mollare, è il motore di questa società, è trainato dal cuore, soffre per la distanza ma non si dispera, trova modalità alternative sperando e pregando che tutto torni come prima molto presto.
Il volontariato sa essere diverso e creativo, ma vuol essere caloroso e tradizionale, aspetta solo il momento giusto per farlo, in totale sicurezza.