Torino, Abito vuole contrastare la povertà e favorire l’inclusione sociale
Contrastare la povertà e favorire l’inclusione sociale sono gli obiettivi principali di Abito, progetto realizzato dalla Società di San Vincenzo de Paoli a Torino, tra i vincitori del bando “PON Città Metropolitane 2014-2020” indetto dal Comune di Torino, in collaborazione con la Squadra Giovani della Croce Verde.
L’attività consiste nel recupero degli indumenti donati dai cittadini al fine di regalarli alle persone che vivono in condizioni di fragilità economica, le quali in cambio mettono a disposizione tempo e competenze a beneficio della comunità. È un’interessante iniziativa sociale di volontariato per non abbandonare nessuno. Il momento storico che stiamo vivendo deve lasciare spazio a simili progetti pensati per la popolazione più bisognosa; la comunità non può sottrarsi di fronte alle emergenze sociali a cui è necessario offrire una risposta concreta. Ai beneficiari verrà messa a disposizione una tessera gratuita con dei punti da usare nell’Abito Social Factory, dove i vestiti verranno selezionati, inseriti in un database ed esposti per essere provati e scelti. Con Giorgio Ceste, ideatore del progetto Abito, cerchiamo di conoscere gli obiettivi dell’iniziativa sociale, al fine di comprendere la situazione sociale italiana.
Quali sono gli obiettivi principali dell’iniziativa sociale? «Abito, mediante la sua azione sociale, si prefigge di conferire maggiore dignità ai beneficiari, stimolare le dinamiche partecipative e collaborative nella società, riattivare e allargare le reti relazionali delle persone, permettere alle persone di sentirsi parte attiva della comunità, mettendo a disposizione le proprie abilità in cambio dell’aiuto ricevuto».
Integrare significa coinvolgere le persone per evitare situazioni di solitudine. Qual è la situazione sociale di Torino? «Torino vive, come molte altre città italiane, un periodo di difficoltà e tante persone sono costrette ad accedere a servizi di assistenza e accompagnamento, in particolare: famiglie straniere, anziani e persone sole, persone senza fissa dimora, stranieri di recente immigrazione. È una povertà poco evidente ma molto radicata quella delle persone divorziate o separate che hanno perso il lavoro. Oltre ai servizi pubblici di sussistenza ci sono molte realtà operanti sul territorio che contribuiscono a garantire servizi di welfare: Torino ha una importante vocazione solidale già dai secoli scorsi e ancora oggi operano molte organizzazioni di volontariato sia laiche sia religiose tra cui l’Associazione San Vincenzo de Paoli, in prima linea dal 1850. Oltre ai tradizionali percorsi di supporto alle persone e alle famiglie in difficoltà, l’Associazione promuove iniziative innovative come questo progetto, cercando di valorizzare e sollecitare la cultura della solidarietà e della partecipazione».
In che modo sono coinvolte le persone nel progetto Abito? «Il cuore del progetto Abito è la circolarità. L’aiuto ricevuto attraverso la donazione dei vestiti è lo stimolo per attivare un sistema di restituzione da parte dei beneficiari. Mettere a disposizione degli altri il proprio tempo e le proprie competenze favorisce la loro integrazione e può aiutarli ad uscire da una situazione di difficoltà. Abito coinvolge i cittadini (sostenitori, beneficiari, volontari) e gli enti del territorio. Tutti gli attori protagonisti del progetto entrano in sinergia creando una relazione circolare dove ognuno contribuisce con le proprie risorse».