Ogni giorno, in Italia, ci sono 89 donne vittime di violenza di genere e nel 2021 sono stati 109 i femminicidi, il 40% di tutti gli omicidi commessi. Di questi, 93 sono avvenuti in ambito familiare-affettivo e, in particolare, 63 per mano del partner o dell’ex partner. Questi i dati allarmanti diffusi in occasione del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Con un focus sulle vittime di genere femminile, pubblicato sul sito del Viminale, nel 62% dei casi si tratta di maltrattamenti in famiglia, commessi soprattutto da mariti e compagni (il 34% dei casi) oppure dagli ex (il 28% dei casi). Nel 72% dei casi di femminicidio l’autore è il marito o l’ex marito: in un caso su due è stata usata un’arma da taglio.
Dati che in percentuale mostrano un aumento consistente delle vittime di genere femminile (+8%) rispetto allo stesso periodo del 2020. In crescita anche tutti i delitti commessi in ambito familiare-affettivo che passano da 130 a 136 (+5%). Anche in questo caso è significativo l’aumento delle vittime donne (+7%), e tra queste quelle uccise per mano del partner o dell’ex partner (+7%).
Contro il femminicidio, la Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ha dichiarato: “c’è l’urgenza di procedere con norme nuove da portare avanti anche in sinergia con le altre amministrazioni che sono interessate e ci stiamo lavorando con gli altri Ministri, Cartabia, Gelmini e Carfagna. Spero che il pacchetto di norme del Ministero dell’Interno possa andare la settimana prossima in Consiglio dei ministri”.
“Certamente c’è l’esigenza di una modifica del minimo delle pene edittali per potere poi procedere con strumenti di prevenzione maggiormente efficaci. Quello che dobbiamo pensare è che le norme aiuteranno a ridurre i reati contro le donne. Non si può tutto addebitare alla magistratura, perché è un’attività che ha vari stadi, ma la prevenzione è il punto forte”.
“Non diamo sempre la responsabilità a forze di polizia o ai magistrati. Serve una prevenzione come formazione nelle scuole, tra i giovani, nella società civile. Poi, chiaramente, le misure come quella del braccialetto elettronico, vengono dopo. E’ quindi necessario proseguire nella prevenzione, ma anche pretendo delle norme più incisive: non arriveremo all’eliminazione del fenomeno, ma diminuire sarebbe già un grande successo”.