Il superlavoro cui sono stati sottoposti nel pieno dell’emergenza Covid fa di medici e operatori sanitari le figure professionali più esposte al rischio di stress e burnout, soprattutto in una delicata fase di transizione, quale quella che stiamo vivendo.
Uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Epidemiology and Psychiatric Sciences, che ha coinvolto oltre 2000 dipendenti dell’azienda ospedaliera di Verona, mette in luce la stretta correlazione tra emergenza sanitaria e insorgenza e diffusione di sintomi di stress post-traumatico nel personale medico, in particolare negli specialisti che prestano servizio nei reparti di terapia intensiva e sub-intensiva.
È ben noto a tutti come un carico eccessivo di stress incida negativamente sulle nostre difese immunitarie e possa innescare le cosiddette patologie psicosomatiche.
In questo contesto, particolarmente critica è risultata la situazione nelle case di riposo, che ospitano anziani spesso dalla salute cagionevole e che non a caso hanno visto scoppiare al proprio interno non pochi focolai di contagio. La casa di riposo comunale di Sacile, località del Friuli, è apripista di un progetto interessante, finalizzato a contenere gli effetti deleteri di patologie legate allo stress e del fenomeno del burnout professionale, con particolare attenzione alla categoria degli operatori socio-sanitari.
Si tratta del “Sosteniamo chi ci cura – Programma Benessere per operatori sanitari”, partito il 13 aprile grazie all’iniziativa della Fondazione Maharishi, per concludersi il prossimo ottobre, finanziato dalla Cooperativa Itaca e da Friulovest Banca con Credima SMS, con il patrocinio dell’Associazione Federsanità Anci Friuli Venezia Giulia e del Comune di Sacile. Per prevenire stress e burnout del personale operante nella struttura, nonché per migliorarne la salute, il benessere e il senso di soddisfazione personale, viene insegnata a medici, infermieri e personale Oss la Meditazione Trascendentale (M.T.), una tecnica psico-fisiologica, semplice e naturale, che si pratica quotidianamente due volte al giorno per 20 minuti, stando comodamente seduti con gli occhi chiusi.
La tecnica, che non implica particolari credenze religiose o il cambiamento del proprio stile di vita, consente di raggiungere un riposo appagante, condicio sine qua non per rimuovere stress, normalizzare il funzionamento del sistema nervoso, migliorare le proprie performance lavorative.
L’efficacia della pratica è stata validata da diversi anni grazie a 700 studi scientifici – più della metà dei quali pubblicati su riviste indipendenti e peer-reviewed. Lo studio della Stritch School of Medicine della Loyola University di Chicago, a mo’ di esempio, ha registrato importanti effetti positivi su depressione e insonnia.
Il progetto viene puntualmente monitorato, sotto il profilo scientifico, dall’Università di Bologna in collaborazione con l’università lusitana di Algarve.
I risultati incoraggianti delle precedenti esperienze e i primi riscontri positivi del progetto in corso lasciano presagire esiti interessanti, che si auspica siano in futuro suscettibili di ulteriori indagini e nuove applicazioni.