Lo abbiamo chiesto a Greta Riboli, Psicologo, Educatore Pedagogico.
“Gender fluid – spiega Riboli – è un’identità di genere, e il senso interno del genere esperito dalla persona nel caso del gender fluid è appunto fluido”.
Chiarisce la definizione sottolineando che la ricercatrice Emma Matsuno riscontra nella fluidità di genere una fluttuante percezione di sé come donne o uomini nel tempo, o una percezione di compresenza di entrambi i generi. Nella categoria, inoltre, rientrano le identità agender, nogender e non-binary che non riconoscono il maschile e il femminile come categorie rappresentative.
Facciamo chiarezza
Dunque libertà di essere e di non essere. Un concetto semplice, ma non del tutto chiaro in Italia dove si fa ancora tanta confusione. Spesso si confonde la fluidità di genere con la disforia di genere o la si ricollega alla sfera erotico-sessuale.
Ma “fluidità di genere e disforia di genere – puntualizza Riboli – non vanno di pari passo. Con disforia di generes’intende il disagio derivante dall’incongruenza tra il genere esperito e il genere assegnato. In alcuni casi le persone con un’identità di genere fluida possono soffrire di disforia di genere, mentre in altri casi questa componente non è necessariamente presente.
La fluidità di genere – prosegue – non riguarda per niente la sfera erotico-sessuale. Altro discorso va applicato all’orientamento sessuale fluido; una sotto componente dell’identità sessuale che si riferisce all’attrazione sessuale di una persona nei confronti di un’altra”.
I dati
La confusione, però, non è l’unico problema. Ad oggi mancano dati utili a ricollegare gli italiani al ‘fenomeno’. E secondo la Riboli il monitoraggio è complicato perché non tutte le persone gender fluid soffrono di disforia di genere tanto da rivolgersi a centri specializzati. Ciononostante il tema sta iniziando a dilagare grazie anche ai personaggi influenti.
Moda e artisti sempre più fluid
Il gender fluid è anche gioco della libertà che artisti e case di moda accolgono con piacere.
Grandi nomi come Louis Vouitton e Gucci hanno più volte proposto un mash-up maschile/femminile, ponendo le basi della genderless fashion. Del resto, da dove partire se non dall’abbigliamento che stereotipizza l’identità?
Lo sanno bene Achille Lauro e i Måneskin che sul palco di Sanremo 2021 – così come nel privato – hanno detto no alle etichette giocando con tute, piume e trucco. Le critiche non mancano, ma loro ricordano ai fan di rifiutare le convenzioni ed essere sempre se stessi.
E l’immagine fluida lanciata da artisti e social ha molta presa sui giovani, più abituati a pensare in termini di fluidità.
Ma per evitare altri fraintendimenti è bene distinguere il ruolo di genere fluido dall’identità di genere fluida. A questo proposito, Riboli specifica che con ruolo di genere s’intendono l’insieme delle credenze culturali associate al maschile o al femminile. Il ruolo di genere fluido, quindi, indica il superamento di stereotipi imposti dalla società. L’identità di genere fluida, invece, riguarda la percezione del proprio genere come fluido. “Questa distinzione – afferma – sembra non essere presente ai più, i quali tendono a pensare che una persona la cui immagine sia “fluida” sia necessariamente gender fluid e viceversa”.
Come saperne di più: FluIDsex
Greta Riboli è anche coordinatore di FluIDsex, un progetto studentesco della Sigmund Freud University Milano, nato nel 2016.
Uno spazio all’interno del webjournal stateofmind.it che offre la possibilità di porre domande a esperti e di consultare articoli di approfondimento.
Perché FluIDsex? Perché si affrontano i temi della sessualità e dell’affettività (sex) intesi anche come dimensioni che si esprimono a livello identitario (ID). Perché l’identità sessuale non è una proprietà data dalla nascita, ma un fluido (fluid) processo in continuo divenire.
Uno spazio aperto a tutti, perché chiedere e informarsi sono i primi passi verso la libertà di essere e la libertà di comprendere.