Il suo pontificato, Francesco. Le sue parole sulla necessità di una trattativa onesta per risolvere i conflitti hanno ispirato molti a cercare soluzioni pacifiche. Una Chiesa onnipresente in tutte le manifestazioni della nostra vita terrena e tanta ha incoraggiato i fedeli a impegnarsi in prima persona per il cambiamento, promuovendo una cultura di pace
La grandezza di Papa Francesco è stata quella di aver saputo ascoltare e rispondere alle sfide del suo tempo. La sua vita e il suo ministero sono stati caratterizzati da un profondo amore per l’umanità
Il suo funerale
Quando la semplice bara di legno con una croce bianca sul coperchio ha percorso la navata centrale di San Pietro tra due fila di cardinali ed è uscita all’aperto sul sagrato l’emozione della folla è stata fortissima. Papa Francesco, quel papa buono venuto da lontano che era diventato la rappresentazione di gioia di vita e di speranza del tempo che stiamo vivendo, non c’e più tra di noi. Lacrime e stupore, preghiere e litanie ma tanta gioia e gratitudine di ciò che è stato.
Una folla immensa.
Durante il suo funerale, Il cardinale Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio, nella sua omelia ha ripercorso il ministero di Francesco primo pontefice latino-americano della storia. I ricordi del suo primo viaggio a Lampedusa per denunciare il dramma dell’emigrazione e delle migliaia di persone annegate in quel mare che definì “cimitero del mediterraneo”. E poi il ricordo dell’enciclica Laudato si’, “l’attenzione sui doveri e sulla corresponsabilità nei riguardi della casa comune: dove nessuno si salva da solo”. E soprattutto la personalità forte e decisa di Francesco, la sua grande empatia con il suo popolo di fedeli, “il voler essere vicino a tutti in mezzo alla gente”, Un linguaggio scevro dalla retorica dei formalismi ma vero e spontaneo con il quale riusciva ad entrare nell’animo di tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa. Un linguaggio profondamente umano e sensibile ai drammi odierni. E rimarrà nella memoria la sua presenza nel sagrato di San Pietro il giorno di Pasqua dove, pur consapevole delle sue sofferenze e precario nella salute ha voluto incontrare e stringersi con le migliaia di persone festose di vederlo ed impartire per l’ultima volta della sua vita la benedizione urbe et orbi. Una grandiosa dimostrazione di essere grande uomo e uomo di Dio. Nel suo pontificato ha rappresentato un periodo di profonda trasformazione per la Chiesa cattolica incentrata sulla misericordia e sull’accoglienza invitando i fedeli a vivere la propria fede come un messaggio di speranza e amore.
Una esortazione continua per la pace ..e sempre pace.. in un mondo in cui le guerre e i conflitti offendono gli animi della gente. Per il popolo di Gaza, per la martoriata Ucraina, per i tanti conflitti presenti nel mondo.
Nei suoi incontri con leader di diverse fedi ha promosso una cultura di pace e comprensione reciproca. Ha costantemente elevato la sua voce contro la guerra e le ingiustizie sociali. Una profonda esortazione per una società più giusta e solidale. Ha sempre messo in primo piano la condizione degli ultimi, dei poveri del mondo, degli emarginati.
Un percorso di vita spirituale e al tempo stesso materiale nei suoi dodici anni di pontificato che ha segnato un solco profondo nell’animo degli uomini di questa terra, cattolici e non cattolici.
“In mezzo alla gente”
La grandezza di Papa Francesco è stata quella di stare sempre in mezzo alla gente. Di essere uno di noi. Di rinunciare alle distanze e formalità dei potenti e rimanere umile tra la gente e tra i poveri. Nelle sue volontà, infatti, ha voluto essere seppellito sotto la terra come un uomo qualsiasi nella basilica di Santa Maria Maggiore vicino alla Madonna a cui teneva tanto.
E’ stato così durante tutte le sue apparizioni da vivo. Lo è stato durante il suo funerale. Con la presenza di molti leader che gli hanno reso omaggio. E la profonda devozione e sacrificio degli oltre 250mila fedeli che hanno riempito piazza San Pietro e via della Conciliazione e poi altri 150mila lungo il percorso e centinaia ancora cho lo hanno aspettato a Santa Maria Maggiore nel suo ultimo viaggio. Nonchè i milioni di persone che lo hanno seguito da tutto il mondo in tv o nelle chiese o nei luoghi di culto. La rappresentazione di quanto Papa Francesco era voluto bene e quanto è forte il bisogno di fede, fratellanza, speranza nel tempo che stiamo vivendo
“Ho avuto modo di vederlo quando passava tra le strade di Roma – dice Francesca Pinto una signora romana presente tra i fedeli a Santa Maria Maggiore – un papa che trasmetteva gioia e speranza di vita, un papa umile ma di grandissima rettitudine. Si faceva volere bene perchè dava esempio dei veri valori umani. Vorrei tanto che ne venga un altro come lui.”
Ponti e non muri
“Costruire ponti e non muri” Una esortazione che ripeteva spesso sulla necessità di costruire ponti e non muri in un’epoca di crescente nazionalismo e divisione. Una speranza su cui si poggiano tutti i suoi alberelli: accoglienza e integrazione tra i popoli, pace, solidarietà umana e amore fraterno.
Non dimenticatevi di pregare per me
Durante i suoi incontri a San Pietro Papa Francesco soleva concludere i suoi discorsi dicendo: “Non dimenticatevi di pregare per me”. Caro Papa Francesco, ora chiediamo a te di pregare per noi. E che dal cielo possa benedire la Chiesa, Roma, il mondo intero, come la domenica Pasqua 2025 ha fatto dal balcone della basilica nell’ ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità del mondo che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza.
Il prossimo conclave e la speranza di un pontefice come Papa Francesco
Tra qualche giorno si apriranno i lavori del Conclave per eleggere il successore di Francesco. I cardinali che si riuniranno nella Sistina dovranno individuare la figura di un Pontefice che possa raccogliere la grande eredità di papa Francesco. La storia ci racconta che quando dodici anni fa si dimise Benedetto XVI, la Chiesa attraversava una grave crisi, provata dagli scandali e rivelazioni di abusi sessuali. Poi venne la rinuncia del Papa per l’età avanzata e le difficoltà nel fare fronte alle resistenze interne. Papa Francesco ebbe il compito di rifondare la Chiesa su una nuova base di rinascita cristiana e di rilanciata missione evangelizzatrice. Lo fece, lottando anche con oppositori interni, con le riforme finanziarie, le aperture ai laici e alle donne, la protezione dei minori, la forte vicinanza ai più poveri, ai migranti, agli ‘scartati’, la pace, la fratellanza umana e del dialogo con le altre religioni.
Una eredità che dovrà raccogliere il prossimo papa 266° successore di Pietro.
Il prossimo papa dovrà riprendere in mano tutte le riforme e portarle avanti secondo le proprie sensibilità e priorità. Con la necessaria autorevolezza e capacità di governo, come li ebbe Papa Francesco, qualità indispensabili per il pastore universale di un organismo complesso come è la Chiesa cattolica. E il popolo dei fedeli è d’Accordo “non si può tornare indietro”. E il fatto che ben 108 dei 135 cardinali elettori, cioè l’80 per cento, siano stati nominati da Francesco non garantisce sul risultato finale. Perchè si tratta di un gruppo molto eterogeneo, molti non si conoscono fra loro, e dove sono tanti gli oppositori della linea di Bergoglio. La speranza dei fedeli è quella che venga un Papa come Francesco, quel papa venuto da lontano che ha risvegliato la fede, la speranza e l’amore terreno. Durante i suoi anni di pontificato ha piantato tanti alberelli che pian piano diventeranno alberi. Ha ricordato che siamo esseri umani e con l’impegno di tutti si può costruire un futuro di pace e di amore.