Immaginate che la città in cui vivete sia in grado di pulire autonomamente l’aria dall’inquinamento, di provvedere alla maggior parte dei bisogni alimentari dei cittadini e di migliorare il tessuto sociale.
Immaginate che la città in cui vivete sia in grado di pulire autonomamente l’aria dall’inquinamento, di provvedere alla maggior parte dei bisogni alimentari dei cittadini e di migliorare il tessuto sociale.
Come vi sentireste se passeggiando per le solite e conosciute vie, vi rendeste conto che quel vecchio edificio abbandonato è diventato ora una serra ad uso sociale? Nei pomeriggi di bel tempo si possono vedere le comitive di scolaretti fare visita alle piante ed aiutarle nella crescita, mentre crescono a loro volta. Si respira odore di cambiamento, di nuove connessioni e soprattutto di aria pulita. Le aree verdi si espandono a vista d’occhio e le temperature tornano finalmente al loro equilibrio salubre per la natura.
Questa per fortuna non è utopia, si chiama Economia Circolare.
Lo stato corrente delle cose però, attua in modo diverso da quello semi-utopistico sopra descritto. È successo che gli uomini vivendo nelle città, hanno scordato la loro profonda connessione con la natura e anche quella con il cibo, tanto che è proprio nell’area urbana che avvengono i consumi maggiori e gli sprechi più elevati.
Nel suo ultimo report “Cities and Circular Economy for food”, la Ellen MacArthur Fdn ha posto l’attenzione sull’enorme potenziale delle città nel trasformarsi da ʺbuchi neri che aspirano cibo, energia e risorse a motori per sistemi di alimentazioni rigenerativi e bioeconomici”. La missione primaria è quella di fare in modo che il concetto di ‘rifiuto’ non esista più. A partire dalla progettazione dei rifiuti e dell’inquinamento, al mantenimento dei prodotti e dei materiali in uso e alla rigenerazione dei sistemi naturali. Al posto del semplice incoraggiamento a fare meno danni, il modello di economia circolare costruisce economia, naturalezza e capitale sociale.
Perché è così importante per le città passare all’economia
circolare?
Ecco un paio, tra le migliaia, di esempi.
L’inquinamento dell’aria a causa dell’agricoltura, al momento
costa: USD 0,3 trilioni, il 20% del
particolato presente nell’aria inquinata e 3,3 milioni di morti premature.
Prendiamo la Terra dei fuochi, quell’ampia area situata tra le
province di Napoli e Caserta, che dopo anni di corruzione mafiosa e scarico
illecito di rifiuti tossici è diventata la Terra dei tumori. Un’opera di
bonifica su quelle terre è pressoché impossibile se si considerano i fattori
corruzione e il laissez-fair degli abitanti che, pur di avere un profitto,
immettono nel mercato ortaggi contaminati da dannosi metalli pesanti quali:
arsenico, piombo, cadmio e manganese. Queste contaminazioni sono causate dalla
presenza di rifiuti altamente tossici nel sottosuolo: materiali sanitari,
rifiuti solidi urbani e scorie radioattive. Oltre al già compromesso terreno,
in quest’aria vengono quotidianamente abbandonati e bruciati sacchi e sacchi di
rifiuti, lungo le banchine stradali, nei campi, sulle autostrade.
I controlli sono fasulli e a favore della mala, ma rassicurante,
informazione, i cittadini sono terrorizzati e succubi dalle possibili
ritorsioni mafiose, le forze politiche e le istituzioni sono palesemente
corrotti o sono solo molto pigri.
Alla luce di ciò: è
possibile per le città, e per i cittadini, non sperare e non impegnarsi in
futuro migliore? L’economia circolare pensata per l’alimentazione emula
consapevolmente i sistemi naturali di rigenerazione cosicché i rifiuti non
esistano più, al loro posto ci saranno materie prime per un altro ciclo. Si
potranno ottenere fertilizzanti organici, nuovi prodotti alimentari, tessuti
per l’industria della moda e risorse di bioenergia.