Entro tempi brevi sarà ufficializzato il nuovo Piano Nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari contenente le indicazioni da adottare in caso di incidenti in impianti nucleari ubicati “oltre frontiera”, ossia impianti nucleari di potenza posti in Europa e in Paesi Extraeuropei.
Tale documento assume un valore particolare vista la situazione internazionale determinata dalla guerra in Ucraina. Tra i vari accorgimenti è indicata la misura del <<riparo al chiuso>> con la raccomandazione alla popolazione di <<restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni>>.
Quali precauzioni contro le radiazioni?
Oltre alla precauzione sopra indicata sono previste anche la “iodoprofilassi”, il monitoraggio della contaminazione personale, il controllo della filiera produttiva con possibili restrizioni alla commercializzazione di prodotti agroalimentari e la limitazione all’importazione di beni e derrate agroalimentari.
Secondo il Piano <<il periodo ottimale per la somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima e fino a fino a due ore dopo l’inizio stimato dell’esposizione.
Somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all’esposizione può causare più danni che benefici in quanto si prolungherebbe l’emivita biologica dello iodio radioattivo già accumulato nella tiroide.
La misura della iodoprofilassi è prevista per le fasce di età 0-17 anni, 18-40 anni, per le donne in stato di gravidanza e allattamento. Il Ministro della Salute può decidere l’attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate>>.
Le fasi del Piano
La bozza del nuovo Piano Nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari firmato dal capo della Protezione Civile, consiste in tre fasi definite in base all’evoluzione dello scenario incidentale considerato ed è tarato su vari tipi di incidente con differenze tra un impianto posto entro 200 chilometri dai confini nazionali e uno oltre quella distanza, oppure per un incidente in territorio extraeuropeo. Nell’ultima delle tre fasi, definita di transizione, sono avviate le azioni di rimedio e di bonifica dei territori contaminati e la gestione dei materiali contaminati prodotti durante l’emergenza.
La Conferenza delle Regioni ha dato il via libera al Piano Nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, le stesse autorità nazionali chiariscono,però, che non c’è alcun allarme: <<Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione Civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione>>, chiarisce l’Istituto Superiore di Sanità che, insieme con varie società scientifiche invita a non usare “farmaci fai da te”, mentre è raccomandato l’uso di sale iodato.