Medicina

LE VARIANTI COVID E LE PROSPETTIVE PER IL FUTURO

L’imprevedibilità, la paura, i vaccini, la speranza e ora lo spauracchio varianti, la lotta al Covid sembra essere una montagna russa del tutto imprevedibile, sai quando sei salito ma non sai quando scendi.

C’è molta confusione, se vogliamo anche terrorismo mediatico ma urge fare chiarezza e dire le cose come stanno.
Sì, i virus mutano, è scienza, si adattano, cercando di superare le resistenze che pone l’essere umano, le cure, i vaccini, vogliono avere l’ultima parola. I virus si moltiplicano velocemente e questo può generare errori e dunque diverse varianti.  Quelle più conosciute sono: inglese, brasiliana, sudafricana ma negli ultimi giorni si sono aggiunte anche la variante scozzese, la mutazione napoletana e quella finlandese. E chissà quante altre se ne aggiungeranno!
Esse possono vanificare gli effetti dei vaccini? Proviamo a rispondere, ma prima analizziamole brevemente:

– Variante inglese B.1.1.7 – Isolata per la prima volta in Gran Bretagna nel settembre 2020. Presente in quasi tutte le regioni italiane (specie in Abruzzo) ha portato ben presto alcuni comuni verso la zona rossa. È arrivata attraverso la Svizzera ed avrebbe maggiore patogenicità.

– Variante brasiliana P1 – Isolata in Giappone a inizio 2021più resistente ai vaccini e alle terapie, ha messo in ginocchio tutto il centro Italia, specie l’Umbria. Si sta diffondendo velocemente. 

– Variante sudafricana B.1.351 – 
Isolata nell’ottobre 2020sarebbe la variante più aggressiva del Covid, ancora poco presente nel nostro Paese. Si sta studiando se possa causare un numero maggiore di reinfezioni in soggetti già guariti da Covid-19. 

– Variante ‘napoletana’ B.1.525 – Individuata nell’ambito di una ricerca dell’Istituto Pascale e dell’Università Federico II di Napoli, ancora da conoscere meglio stante i pochi casi a livello mondiale.

– Variante scozzese N439K – Si tratta di una mutazione del virus inglese, si registrano pochi casi al Nord Italia.

Dunque le mutazioni possono portare ad una maggiore aggressività, trasmissibilità, ma anche capacità del virus di reinfettare persone già guarite, inoltre esse possono colpire maggiormente una categoria di persone piuttosto che un’altra. Da questo punto di vista si è registrata una maggiore trasversalità di soggetti colpiti dalle varianti, ora anche i giovani e bambini sono interessati con la stessa frequenza dei meno giovani. 

Ma i vaccini finora sviluppati sono efficaci anche contro le varianti? Un dubbio può sorgere anche dal fatto che l’Agenzia Europea per i Medicinali stia preparando delle linee guida per affrontare le nuove varianti e abbia chiesto a tutti i produttori di vaccini di verificare se il proprio vaccino possa offrire protezioni contro le varianti. 
In linea del tutto generale, dai primi studi, sembra che i vaccini possano offrire protezione contro l’inglese ma non anche del tutto contro le altre varianti. Tuttavia la storia ci insegna che le mutazioni non incidono necessariamente sull’efficacia del vaccino come nel caso della rosolia e del morbillo, mentre ciò accade nell’influenza stagionale dove la composizione del vaccino viene aggiornata di anno in anno.
Appunto, aggiornata, perché le case produttrici del vaccino hanno rassicurato tutti: il vaccino si può modificare per renderlo del tutto efficace anche per i soggetti già vaccinati per il quali può essere previsto un richiamo.

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