Da 5 anni Marco Caprai, proprietario dell’azienda vinicola “Arnaldo Caprai” insieme alla Caritas di Foligno ha dato vita ad un progetto di accoglienza ed inclusione che sia di beneficio a ragazzi richiedenti asilo e anche alla sua stessa azienda.
Un progetto nato nel 2016, senza clamore, che negli anni ha permesso di dare lavoro a decine di migranti. Nelle vigne del Sagrantino, gli africani sono più degli italiani. Infatti al momento si contano 60 dipendenti su 92 provenienti dal sud e centro dell’Africa.
Caprai si esprime con stupore ed orgoglio riguardo ai ragazzi che contribuisce ad accogliere: “Questi giovani sono la parte migliore di una generazione, hanno alle spalle un percorso di studi, parlano due o tre lingue. Da noi sono impiegati in tutti i settori, nei campi o nei lavori di cantina”. Si tratta di un lavoro molto duro ma regolare a tutti gli effetti. Il lavoro in vigna dura circa 180 giorni l’anno, poiché il mondo dell’agricoltura ed in particolare della produzione di vino, rende impossibile assumere tutti i dipendenti per l’intero anno.
Sono ragazzi Senegalesi, del Benin e di altri Paesi africani arrivati in Italia con i barconi, rischiando la vita, che vengono poi distribuiti in diversi centri d’accoglienza in tutto il Paese, spesso seguiti dal pregiudizio di essere giunti nel nostro Paese per delinquere e creare problemi, per arricchirsi a discapito degli italiani. Dare un’opportunità a questi ragazzi, un lavoro regolare, serve a scardinare i preconcetti e permette di creare una sinergia tra due settori fondamentali, il primo e il terzo settore.
Il vero significato di questa iniziativa lo spiega ancora Marco Caprai: “Questi progetti hanno una portata ampia, etica ed innovativa, perchè collegano il primo settore, l’agricoltura, ed il terzo settore, in una sinergia che diventa virtuosa, aiuta le aziende e aiuta tante persone in difficoltà a ricostruirsi una vita attraverso il lavoro, contribuendo al grande e fondamentale tema dell’inclusione”. Questo progetto, come altri che puntano sull’accoglienza e la condivisione, sono un arricchimento per la società. Viene data così la possibilità di favorire la comunicazione, concretamente, persone di, paesi, tradizioni e culture diverse.
Infatti l’attività non si limita al lavoro nei vigneti, ma vuole creare legami, permette l’integrazione con momenti di unione come la cena tutti insieme, in cui regole religiose, alimentari e culturali diverse trovano un punto di incontro, vengono comprese e condivise tra tutti. Si tratta quindi di un arricchimento culturale reciproco, non solo quindi economico e di opportunità lavorativa, ma anche sociale.
Marco Caprai spiega che “la cornice è quella della sostenibilità, che non è solo quella ambientale, uno degli ambiti più importanti è invece quello sociale, nel cui ambito rientra questo progetto”. Sin dall’inizio del progetto, la Caritas segnala giovani stranieri disponibili a lavorare nei campi e nelle vigne. In questo modo si viene incontro a due necessità, non solo lavorative per i dipendenti, ma anche per l’azienda perché da quando è stato istituito il reddito di cittadinanza è diventato difficile trovare lavoratori disposti a lavorare in questo settore. Non si tratta solo di ragazzi inviati dalla Caritas o da altre Associazioni, ma anche di altri, che attraverso il passaparola, cercano un trampolino di lancio tra le vigne dell’azienda “Arnaldo Caprai”, per poi avere la possibilità di scegliere la propria strada anche in altri settori.
Sulla scia di questa iniziativa, un’altra realtà vinicola si è impegnata insieme al terzo settore per assicurare e migliorare le condizioni sociali e lavorative di persone in difficoltà, compresi i rifugiati. Si tratta di un progetto nato a Bordeaux, nelle vigne di Pauillac. Qui, con il contributo di Ovale Citoyen, un’associazione che grazie al rugby e ad altri sport promuove l’inclusione e il team-building, è stato costituito il progetto “Drop in the Fields”.