IL Terzo Settore è un mondo in continua evoluzione, costantemente attento e pronto a seguire ogni segnale di innovazione, tuttavia, possiamo iniziare a indicare, per grandi linee, le figure professionali più ricercate dalle imprese non profit italiane.
Abbiamo chiesto alla dr.ssa Elena Serio di descrivere una delle figure che si sta affermando sempre più negli ultimi anni, assumendo anche connotazioni differenti a seconda dei contesti: il Mediatore Linguistico-Culturale.
Il mediatore linguistico e culturale ha il ruolo di favorire la comunicazione e la comprensione tra culture diverse, poiché la conoscenza del contesto di provenienza dell’altro è l’elemento fondamentale per una convivenza serena e il riconoscimento delle difficoltà, così come delle ricchezze di chi ci è sconosciuto. Le capacità fondamentali che deve avere un mediatore sono, quindi, quelle comunicative, destinate alla risoluzione dei conflitti attraverso la capacità di ascolto empatico e l’analisi del bisogno.
La mediazione che si svolge all’interno delle istituzioni e dei servizi ha una funzione linguistico-comunicativa specifica che considera ogni caso individualmente e si sostanzia nel rapporto interpersonale instaurato tra l’operatore, il mediatore appunto, e il destinatario appartenente ad una cultura differente che, per la sua condizione di bisogno e disagio, si trova in posizione di fragilità e dipendenza nei confronti di chi eroga i servizi.
All’interno delle comunità di accoglienza, il supporto della mediazione è una parte fondamentale per guidare i beneficiari verso un inserimento sociale e culturale nuovo, cercando di assicurare uguali opportunità senza snaturare le origini e quindi mantenendo il rispetto per le diversità.
La mediazione linguistica non si limita alla traduzione da una lingua all’altra; il mediatore è un esperto della comunicazione in senso più ampio e ricopre un ruolo di sostegno per l’orientamento e l’integrazione dei migranti. Ciò è possibile attraverso il supporto mirato nei confronti di ogni beneficiario, che ha le proprie caratteristiche e potenzialità. Il mediatore interculturale favorisce una maggiore familiarità con i vari attori con i quali i beneficiari dovranno relazionarsi nel nuovo contesto. Per questo motivo, la mediazione non riguarda soltanto le comunità di accoglienza; mediatori sono necessari nelle scuole, per una giusta comunicazione tra allievi stranieri e insegnanti, nelle strutture ospedaliere e nelle cliniche con il personale medico – sanitario e negli uffici pubblici. Il professionista della comunicazione, si assicura che in tutti gli ambiti gli interlocutori abbiano compreso parole, significati e concetti in modo da poter interagire dialogando efficacemente.
Inizialmente la mediazione riguarda le regole vigenti in Italia e in Europa, compresi i diritti e i doveri dei cittadini, considerando ed esaminando le differenze con i Paesi di provenienza. A tal proposito, viene preparato del materiale multilingue dedicato, proponendo all’equipe l’attività di accoglienza e integrazione specifici nei confronti dello straniero arrivato sul posto.
Il passaggio preliminare da effettuare è sicuramente quello di mettere a proprio agio il beneficiario trasmettendogli, in maniera esaustiva, le giuste informazioni sulle regole utili per acquisire una corretta comprensione circa il funzionamento dei vari servizi presenti sul territorio (sanità, documenti necessari per il permesso di soggiorno, servizi sociali, etc), in modo da favorirne il raggiungimento dell’autonomia.
Per questo motivo è necessario considerare ogni caso individualmente, in ogni sua caratteristica per poter conoscerne in profondità il background personale e comprenderne la sfera socio-culturale di provenienza. Nel caso di minori stranieri non accompagnati, ad esempio, il mediatore tiene colloqui personali con i minori e le famiglie, coinvolgendole nel percorso di integrazione dei figli, e aiutandoli quindi a sentire una continuità tra la sua vita nel Paese d’origine e in quello che lo ha accolto.