Editoriale

La vergogna del volo

Prendere l’aeroplano? Condotta di cui vergognarsi! Tuonano così i movimenti no-aerei del Nord Europa – dagli scandinavi ai tedeschi, passando per i belgi e gli olandesi – contro chi si azzarda a scorrazzare per i cieli.

L’accusa non riguarda il fattore sicurezza, bensì i presunti danni all’ecosistema. Per costoro gli aeroplani con le loro emissioni di CO2 sarebbero tra i principali artefici del peggioramento climatico; e a nulla serve far notare che, al momento, il settore contribuisce ad una piccola percentuale delle emissioni globali. Macché; secondo i detrattori l’aviazione civile, entro una ventina d’anni, potrebbe contemplare addirittura 8 miliardi di viaggiatori con effetti devastanti sul clima e sull’ambiente.  Dunque si preferisca il treno, con buona pace dei bilanci delle compagnie. Le quali, annusando il pericolo, cominciano a correre ai ripari; talune, ad esempio, utilizzando biocarburanti. La “vergogna di volare” – così è stato battezzato il boicottaggio dei velivoli per scongiurare le emissioni dannose – fa proseliti alimentata dal tam tam dei social. Finirà in una bolla di sapone? Può darsi. Frattanto abituiamoci ad allungare il tempo dei nostri percorsi. Magari illudendoci di allungare quello delle nostre vite.

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