Il nuovo asse tra Russia e Turchia non lascia indifferenti gli alleati. Gli Stati Uniti hanno espresso infatti profonda preoccupazione, al pari degli altri componenti della Nato, in seguito all’arrivo del primo lotto, del sistema missilistico russo S400, all’esercito di Ankara. Donald Trumpha minacciato l’estromissione, di quest’ultima, dal programma volto all’acquisto dei jet F35 e l’approvazione di pesanti sanzioni economiche. Entrambi i moniti non hanno prodotto però l’effetto sperato. Il premier Tayyp Erdogan ha confermato quindi che altri vettori, della medesima tipologia, saranno inviati in loco alla fine dell’estate, dai militari del Cremlino, comunicando anche la volontà di svilupparne, con Mosca, di più potenti.
Evento senza precedenti. La strada intrapresa ha generato una profonda ira dell’Occidente, in quanto è la prima volta che un componente del Patto Atlantico acquista mezzi bellici da un paese esterno a tale realtà. Il capo della Casa Bianca ha tentato di gettare acqua sul fuoco, ribadendo la volontà di proseguire gli ottimi rapporti instaurati col governo che continua a rappresentare un elemento strategico in Medioriente. L’esecutivo del territorio della Mezzaluna fertile, secondo il tycoon, ha attuato tale scelta in risposta all’opposizione, del predecessore Barack Obama, alla vendita dei Patriot. Tutto ciò avrebbe favorito dunque, a proprio parere, un avvicinamento tra lo zar e il sultano. Le trattative tra i due, iniziate nel 2016, hanno consentito il superamento di profonde divergenze causate dagli incidenti militari avvenuti, in precedenza, in territorio siriano. Le parti hanno potuto stipulare un accordo, l’anno successivo, di cui stiamo vedendo oggi i primi frutti concreti.
Il futuro della Nato. Viene da chiedersi se siamo davanti ad un possibile sgretolamento di colei che ha tutelato molte nazioni dalla minaccia sovietica, (oggi russa), o alla necessità di una profonda riforma dovuta a scenari geopolitici in rapida evoluzione.