Continua a raccogliere consensi la decisione del presidente francese Emmanuel Macron di offrire aiuto psicologico ai giovani. Dieci sedute gratis per tutti i cittadini di età compresa tra i 3 e i 17 anni per aiutarli a superare i devastanti effetti della pandemia. Un servizio utile che punta a tutelare la salute mentale fino alla fine dell’emergenza. Secondo i dati raccolti dalle autorità sanitarie, infatti, nel 2020 il ricorso ai servizi di psichiatria in Francia è aumentato del 40%; e il quadro non accenna a migliorare.
Già da tempo si parla dei traumi provocati dal Covid-19 alla sfera psicologica dell’individuo. Depressione, attacchi di panico, disturbo del sonno, sono solo alcuni dei ‘mostri’ che continuano a minacciare milioni di persone. E, spesso, a pagare caro il prezzo sono i più giovani.
Da qui la decisione dell’Eliseo di garantire un aiuto concreto.
“Abbiamo oggi un problema di salute che si aggiunge all’epidemia e riguarda i nostri bambini e adolescenti”; è con queste parole che Macron – durante un incontro presso la comunità psichiatrica della città di Reims – affronta la delicata questione. L’iniziativa del presidente francese prevede un servizio attivo fino alla fine della crisi sanitaria, sedute rimborsate al 100% e disponibili su piattaforma digitale dietro prescrizione del medico.
Intanto in Italia…
Anche l’Italia è costretta a fare i conti con le difficoltà dei giovanissimi. E i dati della recente ricerca realizzata da Fondazione Italia in Salute e da Sociometrica non sono rassicuranti: durante la pandemia il 34,7% dei giovani – di età compresa tra i 18 e i 25 anni – ha denunciato sintomi depressivi, mentre il 40,2% ha avvertito diversi disagi psicologici.
Con l’emergenza la richiesta di aiuto psicologico è aumentato del 30%, ponendo l’accento su un aspetto ancora troppo trascurato.
Eppure qualcosa non va. L’Italia delle buone intenzioni viene risucchiata nel vortice delle mancanze, richieste, critiche e scivoloni, perdendo di vista il vero obiettivo.
Tantissime iniziative e numerosi sportelli di assistenza sono nati – e continuano a nascere – per far fronte alle numerose richieste di aiuto. Ma negli ultimi mesi questo non ha fatto altro che sottolineare i problemi organizzativi e la mancanza di servizi specifici delle aziende sanitarie che lamentano carenza di personale e liste di attesa impossibili.
Lo aveva già sottolineato a gennaio il Cnop (il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi), deciso a chiedere al Parlamento l’attivazione immediata di voucher psicologici, colloqui per singoli utenti o intere famiglie.
E mentre i numeri verde– creati appositamente per l’occasione – continuano a squillare, altre discussioni oscurano i bisogni dei giovani cittadini. Ne è un esempio la conferenza del premier Draghi dell’8 aprile scorso. In quell’occasione il presidente del Consiglio aveva definito assurda la scelta di far vaccinare i giovani psicologi che lavorano da casa, negando la precedenza agli anziani.
Davide Lazzari – presidente del Cnop – ha subito precisato che l’ultimo Decreto ha trasformato la facoltà di vaccinarsi in obbligo, esteso a tutti gli iscritti agli ordini sanitari. Ma non solo, Lazzari ha anche ricordato che tanti psicologi continuano a lavorare all’interno di scuole e strutture a stretto contatto con i soggetti fragili.
E se i giovani sono i principali beneficiari del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – presentato al Senato da Draghi il 27 aprile – in termini di lavoro, casa e studio, ancora una volta la sfera psicologica non trova il giusto posto.
Intanto il tempo passa, le difficoltà aumentano e i giovanissimi vengono abbandonati nel labirinto di numeri, sportelli e iniziative creati ad hoc senza nessuna guida utile.