L’ansia che il virus fosse in agguato su ogni spiaggia, o rifugio o albergo, ha reso per due anni le vacanze possibili, ma per molti non del tutto rilassanti o serene.
Quest’anno, per quanto non liberi totalmente dal Covid-19, che ancora infetta in giro per il mondo, gli italiani hanno potuto godere più tranquillamente delle proprie ferie, soprattutto per l’assenza di restrizioni o obblighi legati all’indossare mascherine o tenere una distanza di sicurezza sociale, tutti accorgimenti consigliati, ma non più imposti.
In ogni caso, che siano al mare, in montagna, in città, le vacanze regalano momenti di relax, di divertimento, rappresentano la realizzazione di un desiderio o, meglio ancora, di un bisogno.
Ma, si sa, tutto comincia e tutto finisce, comprese le ferie.
Alla fine di ogni periodo festivo, non solo dopo l’estate, ma anche ad esempio alla fine delle vacanze invernali natalizie, c’è il rischio di sentirsi di cattivo umore, stressati ancor prima di aver davvero ricominciato con il trantran quotidiano.
Questo fenomeno viene comunemente definito stress da rientro o “post-vacation blues”.
Più che di una patologia vera e propria, si tratta di una risposta psicofisiologica al ripresentarsi di impegni, responsabilità, lavoro, scuola che si sostituiscono ai ritmi ben più rilassanti, lenti e sicuramente gratificanti, delle proprie vacanze.
Si parla di una condizione psicofisica, poiché tra i sintomi si può riconoscere una mancanza di energia, eccessiva stanchezza e affaticamento, debolezza muscolare, cefalea tensiva, accompagnati da sintomi psicologici come ansia generalizzata, tristezza, stress, depressione, fobia sociale.
Contribuisce a questa situazione l’arrivo del mese di Settembre, che si potrebbe considerare un vero e proprio Capodanno; è infatti l’inizio del nuovo anno lavorativo e scolastico; è il tempo di fare i conti con i “sospesi”, con tutti i “se ne parla a Settembre”, con le incombenze che vengono rimandate nella speranza di arrivarci più carichi e riposati, ma in realtà i nodi vengono al pettine e lo stress da rientro è dietro l’angolo che aspetta che riapriamo la porta di casa.
Si tratta fortunatamente di una condizione passeggera, della durata di circa una settimana, che tende a passare spontaneamente, con il riabituarsi graduale alla vita “normale”, conservando un bel ricordo del periodo vacanziero appena trascorso, ma accettandone la fine.
Secondo quanto riportato da dati Istat, il post-vacation blues, colpisce circa il 35% della popolazione, praticamente un italiano su tre. La fascia d’età su cui incide maggiormente è quella compresa tra i 25 e i 45 anni, e l’incidenza è maggiore tra coloro che hanno trascorso in vacanza periodi più lunghi.
Il disagio è maggiormente percepito nelle società in cui l’attività lavorativa viene vissuta negativamente, come un sacrificio; è decisamente rara, invece, nelle società in cui il lavoro è sostenuto e agevolato, considerato dignitoso, creativo.
Il suggerimento è quello di ricominciare con la routine con calma, concedendosi piccole pause o orientando la mente su pensieri rilassanti. Fare passeggiate o attività fisica, laddove possibile, può senz’altro aiutare in questo periodo di passaggio, sia dal punto di vista fisico, che psicologico. Si, perché permette sia di sentirsi meno appesantiti, ma soprattutto aiuta a scaricare le energie negative.