L’attuale Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta mettendo in atto una sottile strategia elettorale grazie al supporto del Coronavirus. Ebbene sì, a metà della popolazione mondiale è chiesto di stare a casa con il rischio di perdere la propria stabilità lavorativa e psicologica eppure lui, riesce sempre a portare acqua al suo mulino. Come si evince dalla risposta data al giornalista Jonathan Karl di ABC News, in merito alle proteste emerse in Michigan a seguito delle restrizioni domiciliari- obbligatorie per il contenimento del Covid-19- in cui si deduce un atteggiamento di mera manipolazione. Per Trump infatti non è importante affermare l’assoluta necessità di limitare gli spostamenti, quanto più mostrarsi solidale ai concittadini disobbedienti perché «questo è un processo durissimo per le persone e stare a casa non è facile, può portare molti problemi». Ricorda un po’ il tono commosso del PdCM Giuseppe Conte, quando al programma Accordi e Disaccordi si è emozionato, al punto da commuoversi. Strategie politiche giuste o meno, c’è chi le regole nel Nuovo Mondo le rispetta e ci ha raccontato com’è vivere il lockdown negli States. A parlarcene non è una persona qualunque ma un architetto romano, associato di Grimshaw Architects- uno degli studi di architettura internazionali più prestigiosi- e che è attualmente impegnato nella progettazione di alcuni tra gli aeroporti più importanti di New York.
Nome
Andrea Debilio
Età
43
Professione
Architect, Associate at Grimshaw Architects New York
Dove vivi?
Brooklyn (Williamsburg), NY
E sei di?
Roma
Da quanto sei in quarantena
un mese and counting
Raccontaci una tua giornata …
La sveglia non cambia, fissa alle 7, aiuta a non perdere del tutto il senso del tempo.
In questo momento, soprattutto a distanza, certi gesti assumono ancora più valore, quindi una moka, dei biscotti, rigorosamente italiani, aiutano ad affrontare la giornata, mentre controllo le prime email ed ascolto i telegiornali. Qualche esercizio in soggiorno o una corsa sotto casa, fino alle 9, ed inizio a lavorare, qualche call, revisione ai progetti, una playlist in sottofondo, fino all’ora di pranzo.
Il pomeriggio procede più o meno allo stesso modo, alternando tavolo e divano, illudendosi di cambiare scenario, un caffè, e ancora lavoro, più o meno fino al tramonto.
Un bicchiere di vino, prima di iniziare a preparare da mangiare tiene compagnia durante qualche videochiamata con amici che magari prosegue anche a cena, per poi concludere la giornata con un film, una serie tv ad oltranza o una lettura.
Impressioni generali?
Preferisco limitarmi all’aspetto positivo, la vicinanza di molte persone e la mia reazione, almeno per ora: un misto di eccitazione per la sfida inedita, e coscienza nell’aver accettato certe restrizioni.
Come è cambiata la tua professione con lo smart working?
Negli Stati Uniti si parla di WFH (Work From Home) anche perché di smart c’è davvero molto poco e per quanto sia positivo limitare gli spostamenti, il WFH rende difficile la creazione e il mantenimento di rapporti umani fatti di confronto e interazioni. Fattore fondamentale nel mio mio lavoro. Così come per la gestione del team, trovare un’intesa a distanza richiede più tempo.
Oltre alla gestione dei rapporti interpersonali, il modo in cui stiamo rispondendo e l’esperienza di lavorare da casa deve comunque servirci come opportunità per ripensare spazi, ambienti, il modo in cui interagiamo con essi e quali saranno le priorità in futuro.
Cosa sta facendo il governo per affrontare la pandemia?
Gli USA hanno avuto un vantaggio temporale rispetto all’Italia, che a mio avviso avrebbero potuto sfruttare meglio.
Iniziative come il lockdown sono arrivate anche qui e sono piuttosto simili.
Oltre all’assistenza sanitaria, che in via del tutto eccezionale coprirà anche chi non possiede un’assicurazione privata, obbligatoria in USA, da un punto di vista economico il governo ha appena varato un piano di aiuti da $2 trillions (due milioni di bilioni di dollari) per offrire assistenza a decine di milioni di famiglie americane.