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ITALIANI CHIACCHIERONI: TOLLERANO IL SILENZIO SOLO PER POCHI SECONDI

In una conversazione gli italiani tollerano il silenzio solo per pochi secondi.

Ci siamo passati tutti, i silenzi imbarazzanti mettono a disagio chiunque. Ma quanto tempo passa prima che la situazione diventi imbarazzante? Per scoprirlo la piattaforma Preply ha realizzato un studio intervistando 26.719 persone in 21 paesi diversi, tra cui l’Italia, per capire quanto tempo impiegano le persone di tutto il mondo a sentirsi a disagio quando c’è silenzio.

L’Italia è il paese europeo dove i silenzi sono vissuti con maggiore imbarazzo

In media, una persona inizia a trovare imbarazzante il silenzio dopo 6,8 secondi. Ma in Italia l’attesa è più breve. Bastano infatti solo 6,2 secondi, un dato significativamente inferiore rispetto alla media globale. Sono soprattutto le generazioni più giovani a provare disagio: ben l’82% della Gen Z considera i silenzi imbarazzanti. Con l’aumentare dell’età, invece, questa percentuale diminuisce, probabilmente a causa di una minore preoccupazione per il giudizio altrui.

Tra i paesi più imbarazzati dai silenzi, l’Italia è superata solo dal Brasile, dove le persone iniziano a sentirsi a disagio dopo appena 5,5 secondi di silenzio. Al contrario, nei Paesi Bassi, in Giappone e in Thailandia, il silenzio è ampiamente accettato e considerato poco fastidioso.

Estranei e colleghi: chi mette più a disagio gli italiani?

La ricerca rivela che per il 57% degli italiani i silenzi più imbarazzanti sono quelli con estranei. Subito dopo ci sono quelli con parenti lontani (41%), con una situazione particolarmente scomoda per gli over 65.

Anche i silenzi con i superiori sul lavoro possono creare disagio: quasi un terzo degli italiani ammette di trovarsi in difficoltà, con una percentuale più alta tra le donne (35%). Tuttavia, questa difficoltà non si riscontra nelle interazioni con i colleghi.

Le donne, inoltre, tendono a sentirsi più in imbarazzo rispetto agli uomini nelle conversazioni con i suoceri, evidenziando una maggiore sensibilità a questo tipo di contesto familiare.

In generale, sembrerebbe che le donne soffrano maggiormente il silenzio con persone su cui vogliono fare una buona impressione, mentre gli uomini provano più imbarazzo nei momenti di silenzio con chi hanno legami stretti.

Dove i silenzi mettono più in difficoltà? Spazi ristretti e primi appuntamenti sul podio

Ti è mai capitato di salire in ascensore, cercando di evitare il contatto visivo con gli altri passeggeri e aspettando con ansia che le porte si aprano per sfuggire a quel silenzio soffocante? Non sei il solo. Ben tre persone su quattro ammettono di essersi sentiti a disagio in spazi ristretti

Subito dopo, tra le situazioni che mettono più in imbarazzo gli italiani, ci sono i primi appuntamenti: il 68% delle persone ha provato disagio durante un momento di silenzio in questa circostanza. Al terzo posto troviamo invece le conversazioni informali con estranei, fonte di imbarazzo per il 66% degli intervistati.

Se si considerano i contesti in cui il silenzio imbarazzante è più temuto dagli italiani, il primo appuntamento si rivela il più critico: è la situazione in cui si ha più paura di rimanere senza nulla da dire, soprattutto tra i giovani dai 16 ai 24 anni (49%).

Anche gli spazi ristretti restano tra le circostanze più scomode, seguiti dai discorsi in pubblico, dove un silenzio improvviso può diventare particolarmente snervante.

Curiosamente, gli uomini sembrano essere più emotivi delle donne quando si tratta di silenzi in momenti solenni, come un funerale o la fine di una relazione.

La metodologia dello studio

Sondaggio condotto a novembre 2024 su 26.719 persone in 21 paesi diversi (Argentina, Austria, Brasile, Colombia, Francia, Germania, Hong Kong, Italia, Giappone, Messico, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Singapore, Spagna, Svezia, Svizzera, Tailandia, Turchia , Regno Unito e Stati Uniti).

Riguardo a Preply

Preply una piattaforma per l’apprendimento delle lingue online che mette in contatto insegnanti e centinaia di migliaia di studenti in 180 paesi nel mondo. Il suo database contiene più di 40.000 insegnanti che insegnano oltre 50 lingue, supportati da un algoritmo di apprendimento automatico che consiglia i migliori per ciascuno studente. Nata negli Stati Uniti nel 2012 da tre fondatori ucraini, Kirill Bigai, Serge Lukyanov e Dmytro Voloshyn, Preply è cresciuta passando dall’essere un team di 3 persone a una società di oltre 600 dipendenti di 62 nazionalità diverse, con uffici a Barcellona, New York e Kiev.

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