In Italia, in media, le persone affette da disabilità che riescono a raggiungere l’assunzione sono il 20% e, nel caso delle persone affette da disabilità psichica, la percentuale cala drasticamente, arrivando all’1,5%. Proprio per questo, in un ambito di cura della salute mentale, l’ottenimento del lavoro è un obiettivo importante che garantisce benessere ed autostima, contribuendo alla guarigione dei soggetti. Sotto questo aspetto, JOB stations si rivela uno dei progetti con più efficacia presenti in italia, in quanto la percentuale di inserimento lavorativo tra gli utenti che partecipano, ovvero i JOB stationer, è del 98%. Questi lavorano in centri di smart working assistiti, le JOB Stations, e sono sempre affiancati da un tutor, un professionista specializzato nella gestione della disabilità che ha il compito di dialogare con l’azienda e garantire la qualità del lavoro svolto.
Ogni tutor esperto assiste un piccolo gruppo di JOB Stationer, sia dal punto di vista emotivo – in particolare per prevenire lo stress e l’ansia connessi al lavoro – sia dal punto di vista professionale, ovvero sulle mansioni specifiche e specialmente nelle fasi di avviamento e/o di nuova attività.
I centri che partecipano al progetto sono cinque: due a Milano, uno a Roma, uno a Monza ed uno a Pavia. Quest’ultimo, il centro diurno Casa del giovane, secondo quanto riportato dal referente del progetto e coordinatore della struttura, Raffaele Cirla, utilizza il modello JOB Stations dal 2016. Con quali risultati? Dieci casi con esito positivo, su dieci messi in atto, tutti in modalità di telelavoro per aziende esterne. Risultati incoraggianti: perché, partendo dai briefing cadenzati nell’ambiente di lavoro, gradualmente l’utente prenderà confidenza con il luogo e con i suoi nuovi colleghi, fino a sentirsi in grado di lavorare in azienda.