Non è un mistero oramai che, con l’avvento dei social, le relazioni siano cambiate e con loro tutto ciò che le riguarda: le dimostrazioni di affetto, i segnali da parte dell’altro e molte altre cose.
a cura di: Ceriani Stella, Forte Virginia, Lamberti Martina, Rosato Grazia, studenti del liceo classico.
Ci sono persone che soffrono questo tipo di cambiamento: le dimostrazioni d’amore che prima erano “più concrete” (fare una sorpresa, un mazzo di fiori), ora sono diventate spesso astratte, capire gli stati d’animo dell’altro attraverso dei semplici messaggi è impossibile se questo non vuole essere capito e spesso crea delle distanze molto vaste.
Altre persone, tuttavia, traggono beneficio dal nuovo modo “telematico” di relazionarsi: persone timide possono aprirsi di più facilmente oppure grazie ai social nonostante la distanza molte relazioni possono continuare.
Interessante però come, soprattutto tra i giovani, si sia creato un linguaggio ben preciso sui social in particolare per quanto riguarda le relazioni. Potremmo chiamarlo il “linguaggio dei social”.
Un esempio: lasciare un “visualizzato” vuol dire una certa cosa; un’emoji ha un significato ben preciso rispetto che un’altra.
Sembra quasi qualcosa di innato, come quando abbiamo imparato a parlare: non ci ricordiamo il momento esatto in cui abbiamo iniziato, sappiamo solo che ne siamo capaci e che le parole hanno un significato ben preciso. Ecco, lo stesso vale per il linguaggio dei social: non ci ricordiamo quando lo abbiamo imparato, nessuno ce lo ha insegnato, sappiamo solo che lo conosciamo.
L’importante è che da questa nuova forma di alfabetismo, nessuno rimanga escluso. Per questo occorrerebbe che tutti, sul pianeta, avessero gli stessi diritti e le stesse possibilità concrete di accesso al mondo digitale. Ma questo è un altro discorso.
Tonando al tema dell’amore, generalmente i social dominano le fasi preliminari, quelle che precedono l’incontro decisivo, la dichiarazione o l’approccio concreto. Il paradigma è questo: incontri un tipo/a che ti piace, non devi neanche fare la fatica di chiedergli/le il numero di telefono. Lo/a rintracci in instagram, cominci a seguirlo/a e piazzargli/le qualche like. A cose fatte, i social possono talvolta ufficializzare il primo bacio ed eventualmente alludere (si spera con garbo) a ulteriori approfondimenti. Talvolta accompagnano una relazione per tutta la sua durata, fino alla pratica crudele di rimuovere tutte le foto che riguardano l’ex a rapporto concluso. “Storia finita: nella mia pagina, come nella mia vita, non esisti più. Anzi, non sei mai esistita/o. Spietato, forse, ma anche indispensabile per evitare la compresenza di più soggetti nello stesso ruolo, che data la dimensione sincronica delle pagine social, darebbe una nota un po’ troppo promiscua: lo stesso soggetto impegnato a fondo, seppure in due scatti distinti, a baciare due persone diverse, non dà mai prova di particolare eleganza.
Accade poi abbastanza spesso che, quanto più un rapporto d’amore diventa intenso e appagante in sé, tanto più la presenza della coppia sui sociali si affievolisce. La comunicazione sul palcoscenico di un teatro che ciascuno apre al proprio mondo, è una sorta di trampolino di lancio o di traccia da seguire nelle prime fasi di una relazione. Poi, quando un amore dimostra di avere le gambe e di poter stare in piedi da solo, la “stampella” del mondo digitale diventa meno importante. Fa eccezione la coppia di influencer più nota del web, quella di Chiara Ferragni e Fedez, che ogni giorno rendono partecipi milioni di follower delle loro effusioni e gioie familiari, oltre che delle loro proposte commerciali. Oltre che un immenso business, è una forma di condivisione e una cassa di risonanza di belle emozioni che ha molti aspetti positivi, se non altro perché oggi rende i personaggi famosi molto più vicini al resto dell’umanità di quanto lo fossero, per esempio, i divi inarrivabili degli anni Sessanta o Settanta del secolo scorso.
Alla vasta gamma delle emozioni che da sempre colgono chi è innamorato, si aggiunge quella del bip che segnala l’arrivo di un messaggio, o quella che si rinnova riascoltando centinaia di volte lo stesso “vocale”. La comunicazione sui social, anche in questo caso, è un amplificatore delle manifestazioni dell’amore. I messaggi hanno, ovviamente, sostituito le lettere, che rimangono l’extrema ratio di pochi nostalgici. Lo stile si è inevitabilmente appiattito e accomuna un po’ tutti: c’è un codice preciso, che serve a non essere fraintesi. Parole e simboli hanno ciascuno un significato univoco. Verba volant, scripta manent: non si può sbagliare. I messaggi però aiutano a essere concisi e sollecitano a trovare contenuti: una conversazione noiosa diventa rapidamente insopportabile. La banalità scandita con poche parole a video ha un’evidenza devastante. Il valore dato a un dialogo (in certi casi anche a una persona) si misura anche nel tempo di risposta. Pochi secondi: “Sei tu, sei importante, ci sono e rispondo subito”; una decina di minuti: “Tu sei simpatico/a e io sono gentile, ma ho tante cose interessanti da fare, quindi rispondo quando posso”. I maniaci del controllo, poi, perlustrano le chat dei rivali in amore per scoprire il like tattico con cui cogliere in fallo il partner. Quasi tutti amano dare valore universale ai grandi gesti d’amore postandoli in mondovisione con tutta l’enfasi del caso: mazzi di decine di rose rosse, baci al limite dell’ipossia, viaggi intorno al mondo e chi più ne ha più ne metta.
C’è chi guarda le chat come una volta si guardavano i tarocchi, profetizzando: “se sono rose fioriranno”, oppure “suona falso/a: io non mi fiderei”. I più romantici concludono che i social sono solo nuovi tasti e nuove note per la stessa melodia. Tutto poi dipende da come vengono utilizzati e ogni essere umano ha la sua impronta, la sua cifra distintiva.
C’è chi li detesta, perché tolgono qualcosa alla concretezza del vivere e dello stare insieme, sono una lente che può deformare la realtà (dal foto ritocco che azzera i difetti fisici, alla possibilità di selezionare ad arte i momenti nei quali rappresentarsi) e una prova dell’incapacità delle nuove generazioni di comunicare davvero e in modo profondo. C’è chi li vede con terrore, pensando che nei loro anfratti si annidino i peggiori criminali (i quali comunque continuano a frequentare anche i bar, le palestre, e tanti altri luoghi insospettabili dove la loro possibilità di nuocere è ancora più immediata e, forse, più temibile).
In conclusione, probabilmente l’amore è sempre lo stesso: fisico e spirituale, meraviglioso ma fluido, intenso ma fragile, raro sebbene alla portata di tutti, croce e delizia del genere umano. I social media sono solo un’altra freccia, molto potente, al vecchio arco di Cupido. Si tratta, in fondo, di utilizzarla bene, trovando il giusto approccio a quello che, innegabilmente, è uno degli strumenti più versatili, rivoluzionari e coinvolgenti che l’essere umano abbia mai inventato. Il giusto è uno solo: non dimenticare mai che si tratta appunto, di uno strumento, un mezzo (medium in latino vuol proprio dire mezzo, social media è un mix di latino e inglese che in italiano suona molto male: mezzi sociali). Un mezzo, mai un fine. Un post o cento like per conquistare un ragazzo/a, mai un ragazzo/a per conquistare un post o un cento like.