Violenza di genere, un concetto per certi versi odioso perché il male non conosce sesso e distinzioni. Dedicare una giornata alla lotta alla violenza sulle donne è un’intenzione per certi versi nobile, ma non basta, è forma, apparenza, può addirittura rischiare di deviare l’attenzione dal vero nocciolo della questione.
In questo Paese non si previene, mai. Ci sono territori ancora legati incredibilmente ad arcaiche tradizioni, come quella dell’uomo possessivo e geloso, “sei mia e di nessun altro”, l’esercizio di un vero e proprio diritto di proprietà, un morbo che colpisce esseri umani di sesso maschile, da Sud a Nord.
Ci sono bambini che guardano le violenze dei loro padri, consolidate, quotidiane e pensano che sia tutto normale, che sia giusto così, la donna a casa a stirare, cucinare e lavare e guai se ambisce a qualcosa o se esce dal seminato con una sua iniziativa personale.
Ci sono montagne di associazione di volontariato che stanno vicino alle donne, insieme alle istituzioni e a volte al posto di esse. Ascoltano, intervengono e spesso piangono insieme a chi rimane intorno alle vittime. Tutti incredibilmente vicini al problema, tutti coinvolti, ma il cerchio sovente non basta, viene bucato dalle cattive intenzioni, radicate nella cultura di una famiglia e di un popolo.
Non è retorica dire che la violenza si combatte nelle scuole e nelle famiglie, sfogliate un po’ le pagine di cronaca, fatevi un giro nelle scuole e notate a che deriva siamo arrivati col bullismo. Bambini violenti, già fa rabbrividire così, crescono con una bulimia di controllo, vogliono dominare tutto, dai compagni alle loro amiche, da qui alla deriva il passo non è poi così lungo.
Soffermatevi poi sui contenuti delle serie tv che si guardano, dei videogiochi davanti ai quali si sta ore e ore, c’è sempre un’arma, una pistola, una rissa. Più difficile entrare nelle dinamiche familiari perché lì si chiude la porta e ci si può nascondere bene e lì è difficile arrivare, spesso ci vuole un gesto forte, prima che qualcosa di forte e definitivo avvenga.
E che dire poi della pornografia che insegna a schiere di futuri uomini che una donna può essere praticamente un oggetto finalizzato a soddisfare qualsiasi voglia
Femminicidio, una parola che non mi piace, perché è stato ucciso un essere umano, di che sesso sia non è rilevante. Tuttavia da uomo, non posso non notare che verso le donne e verso la loro libertà ci sia quasi un accanimento, quasi un pregiudizio, quasi a voler far sembrare che: “l’uomo nasce libero e la donna, la libertà, deve conquistarsela giorno dopo giorno”.
Abbiamo costruito un castello di volontariato solidissimo, fatto da donne e per le donne, ma non stupiamoci, per carità, se questo dovesse saltare da un momento all’altro, più di una volta e ogni volta.
La violenza nasce nel contesto sociale, non viene estirpata nelle scuole, si rafforza nelle famiglie, nei mass media, nel porto sicuro di Internet. D’altronde possiamo anche costruire la cinta più sicura del mondo ma davanti ad un’arma e all’incredibile facilità nel procurarsela, non possiamo che rassegnarci a veder distrutto tutto.
Il volontariato fa miracoli, ma che anche lo Stato faccia la sua parte nella prevenzione!