Il “naturalismo musicale” di Bach per la cura dell’Ansia
La musica del grande genio tedesco è una delle più utilizzate nel campo della musicoterapia, perché ispirata direttamente al linguaggio del mondo naturale
Il 31 marzo il mondo della musica ha celebrato, in via non
ufficiale, il compleanno di un genio assoluto della musica classica, moderna e
contemporanea: Johann Sebastian Bach.
Forse molti non sanno che il linguaggio di J.S. Bach è forse il più analizzato nella
musicoterapia, per rispondere a molte sintomatologie inerenti all’ansia e al
dolore e alla gioia.
La ricerca spirituale di Bach parte molto prima dell’idea e della prassi compositiva; per il compositore la musica nella sua interezza (suono, risonanza, vibrazione, tensione, ritmo, voce) rappresentava un valore assoluto in grado di elevare la volontà dell’essere umano. Fu lo stesso Martin Lutero ad analizzare il carattere simbolico dell’arte suprema, in una lettera del 1530 e rivolta all’amico e musicista Ludwig Senfl. “Chi disprezza la musica, come fanno tutti i fanatici, scriveva Lutero, non può concordare sul fatto che essa sia un dono di Dio e non degli uomini; essa scaccia il maligno e rende felici”.Quando il pensiero filosofico si trasforma in praxis, il naturale corso dell’evoluzione razionale viaggia in parallelo con la sperimentazione umana. Ed è così che una grande letteratura scientifica cerca di individuare quali musiche siano più adatte, a volte più dei farmaci, per la cura curare di alcune patologie. Alcuni di questi studi vengono effettuati su persone soggette a gravi stati d’ansia. Alla luce di queste ricerche, emerge ancora una volta come la musica, sia quella moderna che classica, in particolare di Mozart, Bach e Verdi, altri grandi compositori riduce la necessità di farmaci ansiolitici e antidolorifici.
Uno studio condotto
alla fine del 2018 ha scoperto che il linguaggio armonico inventato da J. S.
Bach trova radici proprio nel linguaggio della natura.
Il concetto di fluttuazione
1/f, com’è stato identificato dai fisici matematici, fa riferimento a una
decodificazione delle esperienze sonore, prese direttamente dalla conoscenza
del mondo naturale, di cui anche il cervello umano è uno strumento. L’invenzione e l’utilizzo di parti musicali figuranti il
movimento del corpo, costituiscono la struttura di una sonata, una sinfonia e rappresentano
la massima espressione dell’uomo con i linguaggi dell’universo.
La Sonata numero 2 persolo violino (BWV 1003) o La Cantata BWV 169, rappresentano una chiara vocazione di Bach di portare la musica fuori dalla dimensione temporale, fuori dalle cattedrali e fuori dal sistema al quale erano riservate. Tutto avviene secondo un principio di ordine primigenio basato su modelli essenziali, spesso geometrici nella forma fisica, talvolta ridotti all’estremo, ma pronti a germogliare come semi, fino a diventare vigorosi arbusti, descritti da un discorso musicale, tanto fluido e naturale da risultare semplice e spontaneo.