IL CICLONE DELLA SOLIDARIETÀ E DELLE CONTRADDIZIONI
Medicane, Apollo, la forza della natura che sferza la quotidianità, non ci dovremmo stupire perché il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, ma lo facciamo, noi siciliani non siamo abituati a tutto questo.
La pioggia incessante di qualche giorno prima sembrava essere già sufficiente, danni incalcolabili in una terra che fa già arrabbiare per le sue contraddizioni. “Arriva il ciclone, restiamo tutti a casa”, ancora una volta, stavolta non per il nemico invisibile, il Covid, ma per un nemico che si fa sentire eccome, vento, pioggia, finestre che sbattono, porte che non si tengono.
Rassegnàti al destino, contro la natura poco si può fare, la forza dell’evento non dipende da noi, ma il resto? Il ciclone rimane lontano, in mare aperto, riusciamo a limitare i danni, probabilmente è arrabbiato pure lui, non si avvicina ai cumuli di spazzatura per le strade già pieni di buchi, non vuol vedere gli edifici pericolanti e abusivi, non vuol colpire il politico di turno che da anni si fa solo e unicamente i fatti suoi.
La Sicilia, una culla di contraddizioni ma non sola nella contraddizione, il malvezzo italico del curare invece che prevenire è ormai radicato, ad esempio in Giappone hanno terremoti fortissimi, calamità naturali imponenti eppure si fanno sempre trovare pronti.
E poi c’è la risposta della gente comune, chi meno ha più dà, le mani tese, le corde che vengono lanciate per evitare annegamenti vari, le storie incredibilmente umane dietro le tragedie. Giubbotti e vestiti vari per gli sfollati, fino a qualche ora prima avevano un tetto sopra la testa mentre ora è tutto allagato.
Perché prevenire è così difficile? Perché mettere le toppe dopo quando si può cucire al meglio il vestito in modo che non si sgualcisca? Non meritiamo forse delle città dove venga raccolta la spazzatura ogni giorno, dove tutto venga riposto accuratamente negli appositi contenitori, dove le case siano costruite nel pieno rispetto delle regole, senza furbizie, sconti e trucchi vari.
Paghiamo sulla nostra pelle le scorciatoie, l’immondizia si riversa su di noi con tutta la sua violenza, le case abusive si sfaldano come fossero neve al sole, i nostri politici farfugliano cose incomprensibili per giustificarsi.
In mezzo a tutto questo caos c’è il cuore che se ne frega se deve nuotare o camminare, arriva dove la burocrazia si ferma per l’ennesima volta, travalica confini, salva vite, è ben più forte del ciclone che può distruggerci tutti. La disperazione tira fuori risorse che neanche noi sappiamo di avere, purtroppo però, una volta che l’emergenza sarà finita, non avremo capito niente, continueremo a non raccogliere la spazzatura, a fare le strade che sembrano groviere, a costruire edifici con materiali scadenti.
Siamo furbi, ma la nostra furbizia è come un boomerang, si ritorce contro e non c’è scampo. L’altruismo mette le toppe dove può ma se non si cambia testa e modo di fare siamo destinati ad estinguerci perché la Natura non ci considera più ospiti graditi.