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Il Carnevale sardo: tra storia e mitologia

Tradizione e mistero sono i tratti tipici di questa festa che affonda le radici in antichi riti pagani e che la contraddistinguono dalle più comuni celebrazioni della penisola.

Il Carnevale sardo ha mille volti affascinanti. Quello antico e oscuro dei suggestivi carnevali barbaricini e quello vibrante dei carnevali a cavallo. Differenti, da nord a sud, ecco alcuni eventi che vi permetteranno di scoprire le rievocazioni più pittoresche dell’intera Sardegna.

Il Carnevale Barbaricino 

Se pensando al Carnevale, vi vengono in mente stelle filanti e coriandoli, vuol dire che non avete mai visto quello barbaricino. Qui, il Carnevale, Su Carrasecare, è un evento unico: ancestrale, radicato in tradizioni medievali, ricco d’influenze mitologiche. Diverso da zona a zona, rappresenta il momento dell’anno in cui il popolo si anima per rivivere rituali tramandati da secoli. Su Carrasecare significa letteralmente “carne viva da smembrare” ed è un termine che, col suo suono aspro, svela la presenza di un rito legato alla morte nato per commemorare il dio greco dell’ebbrezza Dioniso, detto pure Maimone, e invocare la rinascita della natura. 

Gli eventi nel Nuorese

Maschere grottesche, costumi terrificanti e danze ancestrali caratterizzano il Carnevale nel nord dell’isola, uno spettacolo insolito ma ricco di storia e mitologia. Tra le celebrazioni più note ricordiamo Mamoiada con i Mamuthonesvestiti di pelli di pecora nera e col viso coperto da maschere che rappresentano la bestialità, l’istinto, la natura selvaggia da addomesticare. A Orotelli, nel cuore della Barbagia, troviamo i terribili Thurpos (ciechi), vestiti con cappotti di orbace nero e volti ricoperti di fuliggine che simboleggiano il rapporto tra uomo e animale. Ottana si popola di Boes, uomini vestiti da buoi che sfilano per le strade del paese. A Ovodda invece il personaggio principale è Don Conte, un fantoccio antropomorfo maschile che indossa una larga tunica colorata; mentre a Lula c’è il Battileddu, la vittima sacrificale, che si trascina per le vie del paese sporco di sangue. Un carnevale, quello barbaricino, legato a una civiltà agropastorale che, attraverso danze propiziatorie e culti precristiani, rappresenta l’espressione più vera e autentica della tradizione.

(foto di Silvio Casula)

Gli eventi nell’Oristanese

Se al nord prevale un’atmosfera cupa e tragica, sulla costa occidentale il Carnevale è diverso, ricco di festeggiamenti chiassosi, musica e balli. Una festa densa di folclore, rituali e simbologie, in cui si fondono da secoli storia e tradizione, sacro e profano, all’insegna della prosperità e della buona sorte. L’appuntamento più atteso è a Oristano dove si celebra Sa Sartiglia, una giostra equestre in cui cavalieri mascherati e vestiti elegantemente con abiti di tradizione sardo-spagnola, tentano d’infilare in corsa una stella di metallo, auspicio di buon raccolto.

(foto di Silvio Casula)

A Santu Lussurgiu i cavalieri mostrano abilità e coraggio sfidandosi in corse temerarie nel centro cittadino durante Sa Carrela ‘e Nanti. Altrettanto affascinanti sono le tradizionali Cursas a sa pudda di Scano di Montiferro, Sedilo e Ghilarza che prevedono l’abbattimento di una gallina di pezza da parte di cavalieri mascherati mentre sfrecciano al galoppo. Molteplici dunque gli eventi che, da nord a sud, rendono questa festa una delle più suggestive e tradizionali manifestazioni che il panorama carnevalesco può offrire. Un carnevale insolito e speciale, momento di mistero, leggenda, mito, che si esprime in un clima di festa dolce-amara tipica di una Sardegna arcaica e pagana.

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