Mistero, curiosità, talento e ingegno: sono gli aggettivi che ben descrivono le caratteristiche dello show che ha stregato il pubblico televisivo e quello social in tutto il mondo, compreso il nostro Bel Paese (la scorsa stagione era alla sua 1^ edizione). Ci riferiamo a “Il Cantante Mascherato” (basato sul format originale “The King of Mask Singer” creato da MBC Korea), il talent game show, per la regia di Luca Alcini, torna su Rai1 (prodotto in collaborazione con Endemol Shine Italy) dal 29 gennaio per cinque venerdì sera. Ci si propone di tenere incollati il pubblico, puntando ancora di più sull’aspetto ‘detection’. Al timone ritroviamo una signora della conduzione, Milly Carlucci, brava nel trovare format esteri da importare, ma che – ha rivelato in conferenza stampa – sta elaborando anche proprie idee da mettere a frutto. Al suo fianco, in questa seconda edizione, cinque giurati d’eccezione: Patty Pravo, Flavio Insinna, Francesco Facchinetti e due new entry, Costantino Della Gherardesca e Caterina Balivo.
Loro, insieme agli spettatori da casa, tramite il voto social (sui profili ufficiali del programma: Instagram, Facebook e Twitter), sono chiamati a giudicare le esibizioni dei concorrenti in gara. In più alla giuria spetta il difficilissimo compito di dover ipotizzare subito chi si nasconde sotto le maschere, provando a riconoscere la voce del personaggio famoso durante ogni esibizione. «La voce del performer non è camuffata, il personaggio altera la propria voce e la speranza dei telespettatori è che commetta un errore. Il fatto non mascherabile è l’atteggiamento fisico e corporeo. Noi usiamo un plug-in solo nella voce parlata poiché è la più difficile da mimetizzare, senza arrivare mai alla deformazione tipica del pentito di mafia che si usa nei tg», ha specificato la Carlucci, la quale è molto sostenuta in quest’avventura dal direttore di Rai1 Stefano Coletta. Proprio quest’ultimo ha suggerito di spingere l’acceleratore su uno degli elementi chiave e così, quest’anno, è stato creato un pool investigativo composto da 30 detective, presenti in platea, veri e propri investigatori che avranno un ruolo sempre più centrale nel corso delle puntate. Anche loro dovranno cercare di indovinare l’identità dei concorrenti e, ascoltando le performance canore, faranno supposizioni e ipotesi, cercando di cogliere ogni indizio utile, avendo il privilegio di poter vedere la maschera dal vivo e a pochi metri di distanza. A guidarli due artisti d’eccezione: «Simone Di Pasquale e Sara Di Vaira. Ho scelto loro», ha tenuto a spiegare la Carlucci «perché il lavoro che fanno a “Ballando con le Stelle”, coi loro partner è finemente psicologico. Questa capacità sarà utilissima nel lavoro di investigazione perché servirà per mettere in luce determinati aspetti per arrivare alla soluzione del quesito». Sempre dall’altro programma molto seguito e apprezzato, pure per quest’anno le coreografie sono state affidate a Raimondo Todaro.
In questa edizione la carrellata di concorrenti/maschere è stata arricchita arrivando a nove: il Lupo, la Tigre azzurra, la Giraffa, la Pecorella, il Pappagallo, la Farfalla, il Gatto, il Baby alieno e l’Orsetto. Il tutto, ha sottolineato la padrona di casa, «per giocare a un gioco che abbiamo fatto fin da bambini. Il primo amo che lanciamo agli spettatori è quello di stupirli con la bellezza di queste maschere. Poi, lanceremo degli indizi. L’approccio è semplice, giocoso, da intrattenimento familiare. L’anno scorso, abbiamo osservato le facce dei giurati e vederli in confusione era troppo divertente».
Innegabilmente la componente più stimolante consiste proprio nel provare a ‘togliere la maschera’ e scoprire chi davvero la stia indossando: il pubblico può tentare di indovinare l’identità di ciascun concorrente basandosi, oltre che sulla voce, anche su possibili indizi dati dalla stessa conduttrice o dalle maschere attraverso anche clip di presentazione dei protagonisti.
Al termine di ogni puntata, dopo le esibizioni, chi ottiene il punteggio più basso viene eliminato dalla gara e deve togliere la maschera, svelando così a tutti la propria identità. Sono davvero in pochissimi a sapere chi realmente si cela dentro il costume, pensate che per poter girare all’interno degli studi durante le prove o al loro arrivo, i personaggi devono indossare un casco integrale e un mantello nero che li nasconde completamente, accompagnati sempre da una persona di produzione vestita in modo identico. Inoltre, per i concorrenti è assolutamente vietato parlare con altre persone.
«“Il Cantante Mascherato” è un’idea che ha portato alla Rai anche tanti target nuovi», ha tenuto a evidenziare Coletta aggiungendo una riflessione essenziale: «Ritengo che l’intrattenimento sia una pietra miliare del servizio pubblico e deve continuare a esserci, lo dimostrano i dati. Speravamo di debuttare con un altro clima e, invece, abbiamo dovuto acquisire una nuova metodologia televisiva. Per me (quello di insediamento proprio mentre andava in onda “Il Cantante Mascherato”, nda) è stato un anno di grandissimo apprendimento. Aver gestito l’entertainment durante la pandemia non è stata una passeggiata. “Il Cantante Mascherato” ha un ‘adattamento COVID’ più facilitato rispetto allo stesso “Ballando con le stelle”. Per ogni programma abbiamo un protocollo stringente e rigoroso, che mette la salute al primo posto. Tamponi al cast, a chi lavora dietro le quinte, a tutti quelli che entrano in studio, senza dimenticarci il distanziamento. La creatività ha messo al primo posto la polizza sanitaria per chiunque partecipasse all’idea che si stava realizzando. Avremmo potuto fare un canale all news, ma era necessario uno spazio per l’evasione, per riempire anche le solitudini».
Dando appuntamento al venerdì sera in prima serata sulla rete ammiraglia, ci piace concludere con queste parole di Insinna, che ben trasmettono il clima con cui l’artista si approccia al programma e che crediamo si respiri in generale: «Per un po’, sospendiamo il tempo. L’anno scorso (è andato in onda a gennaio 2020 proprio poco prima che si scoprisse il primo caso di covid-19, nda), eravamo ancora liberi, usavamo il concetto della maschera in un altro modo. Torno con il piacere di questo ricordo. La maschera, paradossalmente, regala una sensazione di libertà. Saranno ore di libertà e di gioco» e ne abbiamo davvero bisogno, ancor più in questi mesi – ovviamente nell’assoluto rispetto dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e di chi la sta combattendo ancora più direttamente.