Nel 1973 il sociologo americano Mark Granovetter pubblica uno studio dal titolo “La forza dei legami deboli”, in cui analizza la distinzione tra legami forti – i familiari, gli amici intimi – e legami deboli – conoscenze, colleghi -: secondo Granovetter i secondi sono molto più efficaci dei primi nel dare accesso a informazioni utili e a trovare posizioni di lavoro migliori.
Questa riflessione è valida ancora oggi, soprattutto se parliamo di LinkedIn.
LinkedIn
è la più grande rete
professionale al mondo su Internet. Fondato nel 2003, collega i professionisti
di tutto il mondo per aumentarne la visibilità e renderli professionisti di
successo.
Con sede centrale nella Silicon Valley, LinkedIn ha uffici ovunque e conta 610
milioni di membri in tutto il mondo.
Il principio alla base del funzionamento di LinkedIn è creare una rete professionale online; non a caso ogni persona che ne fa parte viene definita “connessione” e non “amico”.
Comunicare noi stessi su LinkedIn
Sappiamo
parlare di noi stessi online?
Sappiamo mostrare un’identità professionale e personale?
Abbiamo una personalità coerente?
La risposta a queste domande non è scontata. Dipende dal tipo di approccio che usiamo per comunicare noi stessi.
In Rete non ci comportiamo sempre in modo appropriato: o diamo troppe informazioni o ne diamo troppo poche. Questo succede perché non sempre siamo in grado di riconoscere il nostro valore personale (e professionale) e trasmetterlo online.
Che cosa
mostrare di noi?
Che cosa rendere pubblico e come valorizzarlo?
La risposta è usare LinkedIn.
Possiamo considerare il social network
come un biglietto da visita aumentato, in cui tracciare in modo dinamico tutta
la nostra attività professionale. LinkedIn
comunica una certa immagine di noi, facendoci lavorare su due piani
fondamentali: la nostra reputazione e la nostra rete di conoscenze.
Il primo consiglio degli esperti è costruire la propria rete di collegamenti
quando non ne abbiamo bisogno: è il modo migliore per osservare, studiare,
analizzare e strutturare relazioni deboli da curare nel tempo che ci
permettano, in futuro, di ottenere informazioni utili o posizioni di lavoro
migliori.
Il personal branding
Attuare queste operazioni si chiama fare personal branding. Il personal branding è un modo per farsi trovare e scegliere online, per attirare opportunità legate a quello che sappiamo fare meglio. Dobbiamo puntare la nostra attenzione sulla reputazione, sulle percezioni, sulle sensazioni e sulle idee che gli altri si fanno di noi. Il che significa diffondere le informazioni giuste per generare le impressioni che desideriamo, in modo coerente e costante e ricordandoci che la verità paga sempre. Per tutti questi motivi il nostro profilo su LinkedIn deve essere completo sotto tutti i punti di vista.
Un profilo completo su LinkedIn
Che cosa rende un profilo completo su LinkedIn?
È lo stesso social network a fornirci la risposta:
1. indicare il settore di appartenenza
2. indicare la località in cui operiamo e il codice postale
3. indicare la posizione lavorativa attuale
4. indicare due posizioni lavorative precedenti
5. indicare il nostro percorso di formazione
6. compilare il riepilogo e il sommario
7. indicare almeno cinque competenze
8. inserire la foto del profilo
9. indicare le specializzazioni
10. indicare le esperienze di volontariato
11. avere almeno tre segnalazioni
Come parlare di sé nel modo giusto
Gli obiettivi di un profilo LinkedIn sono: trovare nuove e migliori opportunità lavorative, essere aggiornati sul proprio settore, fare rete. Per raggiungere questi obiettivi, dobbiamo crearci una reputazione professionale adeguata.
Come?
Le nostre capacità e le nostre qualifiche sono indubbiamente importanti, ma quando cerchiamo un contatto attraverso le parole è ancora più importante avere bene in mente chi ci leggerà, che cosa si aspetta da noi, cosa potrebbe creare un legame. Usiamo le caratteristiche dello “human touch”, ovvero l’intuizione, l’empatia, l’emozione, la creatività, la capacità di immaginare.
Perché le parole sono importanti e i legami lo sono ancora di più.