Dall’installazione dell’apparecchio, all’estrazione fino all’impianto di nuovi denti: la poltrona del dentista è una delle più temute tra quelle degli studi medici. Il rapporto con gli specialisti della bocca inizia spesso durante l’infanzia e prosegue per tutta l’età adulta, accompagnato da vari gradi di apprensione.
Lo sa bene il parodontologo ventinovenne siciliano Giuseppe Cicero, fin da quando a 14 anni guardava lavorare suo padre nello studio dentistico di famiglia a Roma. Intrapresa la stessa carriera del genitore, durante la specializzazione a New York in Parodontologia e Chirurgia implantare, Giuseppe fonda Oral 3D. Si tratta di una startup che permette ai dentisti di trasformare una radiografia TAC in un modello tridimensionale realistico e preciso della bocca grazie all’interazione tra un software e una stampante 3D.
«Oltre a modificare il rapporto fiduciario tra medico e paziente – che ora può verificare con i propri occhi il tipo di intervento che dovrà eventualmente subire – questa tecnologia democratizza il tridimensionale grazie ai costi contenuti. Inoltre apre orizzonti inediti alla prevenzionee alla realizzazione di operazioni virtuali, anche in seguito agli ultimi sviluppi della ricerca, alle nuove applicazioni nel campo del maxillo-facciale attraverso la riproduzione dell’intero cranio», spiega Cicero.
Lo scorso anno il giovane parodontologo è stato inserito da Forbes tra i 30 under 30 più influenti in campo medico in Europa del 2018. Un risultato raggiunto anche grazie agli studi e all’esperienza internazionale: «Laureandomi all’Università Tor Vergata di Roma e specializzando presso la New York University ho potuto unire due approcci formativi abbastanza diversi. Ho seguito il percorso accademico solido e strutturato che abbiamo in Italia e sperimentato lo stile dinamico che caratterizza gli atenei americani. La coesistenza di queste due dimensioni ha contribuito a creare in me quello slancio che è sempre necessario per fondare una startup: consapevolezza di ciò che esiste, proiezione verso qualcosa che manca», commenta Giuseppe, che desidererebbe in Italia un sistema meno rigido, con più spazio per i giovani, «una maggiore capacità di scommettere sulla ricerca finanziandola davvero e procedure più snelle per accedere ai fondi di ricerca e ai ruoli accademici».
L’inserimento nella lista stilata da Forbes non è un punto d’arrivo, piuttosto un ulteriore stimolo per Cicero, che lavora fianco a fianco con altri giovani parodontologi e ingegneri provenienti da diversi Paesi (tra questi anche un’ italiana, Martina Ferracane). «Oral 3D è in continua evoluzione, non può restare imbrigliata all’interno di un solo progetto. Con il resto del team stiamo lavorando per realizzare la simulazione di estrazioni dentarie e stampare modelli con interventi di chirurgia già effettuati». Altri sviluppi sono in fase di valutazione: «L’innovazione passa sempre attraverso una serie di test che consentono di effettuare un’autovalutazione preliminare per poi decidere se puntare su un modello. Se quest’ultimo risulta soddisfacente per tutto la squadra, allora si va avanti migliorando la progettazione per passare successivamente alla fase produttiva. Ma non esiste un percorso standard, deve essere convincente l’idea e, ancor di più, lo slancio che conduce alla sua realizzazione», sottolinea con enfasi Cicero che, tra 10 anni, si vede ancora in corsa verso il prossimo obiettivo. «Cerco di mettermi in discussione ogni giorno perché è il dinamismo che dà carattere e forza alle nostre esistenze. Non di certo la staticità e l’immobilismo che possono derivare da una posizione raggiunta e consolidata». Forse, tra 10 anni, avremo meno paura della poltrona del dentista e quel modellino tridimensionale avrà aiutato tanti a ritrovare il sorriso.
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