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GIOVANI E LAVORO: OGGI TRA SPERANZE E PESSIMISMO

La lettura dei dati dell’ultimo rapporto Istat 2023 ci fornisce una analisi spietata: aumenta la povertà sociale specchio della poverta economica.

L’ultimo rapporto annuale 2023 dell’Istituto nazionale di statistica presentato  qualche giorno fà  nelle aule di Montecitorio ci fornisce una analisi spietata sul lavoro e le prospettive dei giovani. “Si sono purtroppo consolidate o anche aggravate – afferma il presidente Istat Francesco Maria Chelli – le tante disuguaglianze a livello economico, sociale presenti nel territorio. Nuove forme di povertà che possono emergere che delineano un quadro difficile e pessimista per il futuro dei giovani”.

L’aumento del costo della vita e la precarietà genera nuove preoccupazioni.  Una povertà che coinvolge anche gli anziani spesso soli e con redditi che non permettono di vivere una vita dignitosa. Mentre aumenta il popolo dei single a basso reddito. Come anche i cosiddetti neet, giovani che non studiano non frequentano corsi di formazione e, sfiduciati, non cercano lavoro.

 Grazie alla ripresa economica di questi ultimi due anni viviamo una realtà che solo con un apparente ottimismo può essere definita migliore dell’anno precedente, quando peraltro l’Istituto di statistica aveva messo nero su bianco i guasti legati alla precarietà di massa, all’insicurezza sociale e contrattuale e alle disparità crescenti dei redditi, che devono fare i conti con una inflazione che alcuni medsi fà poteva definirsi galoppante.

Inflazione e povertà

L’Istat rileva che la società italiana, dopo il periodo terribile della pandemia, pur con segnali incoraggianti riguardo il miglioramento dei dati sulla crescita economica  e il lavoro si è trovata nel corso del 2022 ad affrontare nuovi problemi. Le cause principali sono da ricercare sul Il forte rincaro dei prezzi dell’energia e delle materie prime causato principalemente dal conflitto Russia Ucraina che ha condizionato l’evoluzione dell’economia con rilevanti aumenti dei costi di produzione per le imprese e dei prezzi al consumo per le famiglie. E nonostante l’attenuarsi della fase più critica, l’andamento dell’inflazione condizionerà l’evoluzione dei consumi e dei salari reali nel prossimo futuro”.

L’ iSTAT registra che l’Italia sul fronte energetico risulta essere  tra i paesi europei più colpiti dagli aumenti dei prezzi. In particolare dell’elettricità “domestica”, con un +72,4% in due anni, record nell’Ue. “Le conseguenze negative – puntualizza l’Istat –  le hanno sentite  le famiglie con più bassi livelli di spesa”. Nel 2022 ben il 17,6% delle famiglie a rischio povertà non ha riscaldato adeguatamente casa mentre sul fronte dei pagamenti  il 10,1%  di famiglie ha ritardato il pagamento delle bollette. Negli anni, complice la fiammata dell’inflazione con ripercussioni anche sul carrello della spesa, il costo della vita per i single risulta quasi raddoppiato rispetto a una famiglia di tre persone: +86%

Il lavoro e le disuaglianze economiche e sociali

Se  riguardo il Prodotto interno lordo sono positive (+3,7% nel 2022 e +0,6% nel primo trimestre di quest’anno), e  le previsioni dicono che a fine anno avremo un +1,2% e +1,1% per l’anno prossimo, la realtà presenta dei dati contraddittori riguardo l’aumento delle disuguaglianze economiche che penalizzano soprattutto i giovani e le donne che non vengono messi in condizioni di lavorare. E se i dati dicono che aumentano gli occupati (tasso al 61%), con più contratti a tempo indeterminato e lavoratori autonomi e meno quelli con contratto a tempo determinati,  quasi 3,2 milioni lo scorso anno, la crescita è stata trainata dai lavoratori più anziani. Tra il 2004 e il 2022 in Italia il tasso di occupazione tra i 15 e i 34 anni si è ridotto di 8,6 punti (al 43,7%) mentre per i lavoratori 50-64enni il tasso di occupazione è aumentato di 19,2 punti (al 61,5%)”. Una analisi che rispecchia Effetto diretto di una pensione sempre più lontana nel tempo.

Un altro dato assai preoccupante è quello legato al divario economico sempre più cresente tra ricchi e poveri. Chi nasce povero resta povero, visto che quasi un terzo degli adulti tra i 25 e i 49 anni a rischio povertà proviene da famiglie che erano in condizioni già abbastanza critiche. Inoltre quasi un giovane su due (47,7% dei 10 milioni e 273mila 18-34enni) mostra almeno un segnale di deprivazione in uno dei “domini” chiave del benessere: istruzione e lavoro, coesione sociale, salute, benessere soggettivo, territorio. Mentre più di 1,6 milioni (pari al 15,5% dei 18-34enni) sono multi-deprivati. E tra questi la fascia di età più vulnerabile è quella dei 25-34enni, che vivono le difficoltà maggiori come l’ingresso nel mondo del lavoro, l’uscita dalla famiglia e la scelta di dar vita a una famiglia e di diventare genitori, o comunque l’inizio di una vita autonoma, .

Redditi bassi. Decremento demografico. Sfiducia da parte dei giovani

Il problema fondamentale rimane quello dei redditi troppo bassi. in Italia la retribuzione media annua lorda per dipendente è di quasi 27 mila euro, inferiore del 12% a quella media Ue. E tra il 2013 e il 2022 la crescita totale delle retribuzioni lorde annue per dipendente è stata del 12%, la metà della media europea. Una stagnazione dei salari reali che affligge il paese da decenni.

Ma anche l’aspetto demografico pone problemi per il futuro.  Si riduce la popolazione. Aumentano sempre di più gli anziani mentre le nascite calano ancora dell’1,1%, con una popolazione che conta 58,8 milioni di residenti di cui l’8,6% stranieri.

Ultimo dato fortemente negativo è quello dell’aumento dei “Neet”. Ben 1,7 milioni di giovani, siamo i primi in Europa. Un giovane su cinque tra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione e vivendo una situazione di  le ragazze più dei ragazzi.

La fascia di età più interessata è quella tra i 25 e i 29 anni, i residenti nel Mezzogiorno sono il 27,9% e gli stranieri il 28,8%. Secondo un rapporto pubblicato qualche tempo fa da FragilItalia, elaborato dall’area studi di Legacoop e dalla società di analisi statistiche Ipsos, il problema non è che i giovani non vogliono più fare figli. Mancano buone politiche per fare famiglia e crescita dei figli, il lavoro è sempre più precario e gli stipendi restano bassi mentre il costo della vita cresce.

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