Attualità

“GELSOMINA VERDE”: DA QUESTA SERA SULLA PIATTAFORMA 1895

Ridare dignità a una donna attraverso l’Arte.

«Questo film è un atto dovuto, da quando nel 2014 con Francesco Verde, fratello di Gelsomina, e con alcune associazioni dell’area nord, tra cui il Comitato Vele di Scampia e Insurgencia, abbiamo deciso di far nascere il Collettivo Mina, che si chiama così proprio in onore di Gelsomina Verde.

Lo dobbiamo alle persone che continuano a combattere perché lo Stato per troppo tempo non l’ha riconosciuta vittima innocente. Lo dobbiamo a noi stessi che vogliamo continuare a trasmettere la voglia di raccontare, gettare uno sguardo verso il futuro, fare politica, ripartire ancora una volta verso nuovi orizzonti con il sogno e l’utopia di sempre.

Lo dobbiamo soprattutto alla memoria del papà e alla mamma di Gelsomina, come dice il fratello Francesco “condannati all’ergastolo del dolore”, puniti più duramente degli assassini della figlia. Perché il dolore che ti spezza la vita rimane. Senza permessi, senza licenze, senza sconti, senza fine pena», abbiamo voluto esordire con le parole di Gianluca Arcopinto, produttore creativo e co-ideatore del soggetto (insieme a Walter de Majo e al regista Massimiliano Pacifico), perché ben rendono quanto questo lungometraggio abbia diritto e valore di esistere.

A Polverigi, sede di un importante festival di teatro e luogo in cui una vecchia bellissima villa è stata adibita a foresteria per ospitare compagnie e artisti da tutto il mondo, è il giorno in cui inizia ufficialmente un progetto teatrale sulla morte di Gelsomina Verde, voluto da Davide Iodice, uno dei più brillanti registi della scena italiana (da tenere d’occhio per il suo approccio al teatro – fortemente connesso con la vita – e per la coerenza del percorso). Questo, in realtà, è un espediente che vuole creare una dimensione metateatrale e, al contempo, dà libero sfogo all’improvvisazione – uno dei tratti distintivi del modo di lavorare di Iodice. Alla spicciolata arrivano i cinque attori giovani (Pietro Casella, Giuseppe D’Ambrosio, Margherita Laterza, Francesco Lattarulo e Maddalena Stornaiuolo) scelti per mettere in piedi lo spettacolo, ai quali tocca una vera e propria full immersion per due settimane.

(foto di: Diego Liguori)

Questo stare insieme e immergersi nella storia in quanto persone-artisti, con Iodice che rilancia le domande, li guida e li osserva anche nel confronto/scontro coi propri personaggi, si rivela una modalità con cui lo spettatore di turno rappresenta il pubblico, ma diventa anche un secondo attore in quanto non si può rimanere indifferenti di fronte a interrogativi così essenziali. Pacifico, dal background sia teatrale che documentaristico, ha avuto modo di utilizzare filmati d’archivio (forti anche per il modo con cui sono stati inseriti), sta con la compagnia teatrale, ‘registra’ il tutto, comprese le reazioni più spontanee – probabilmente quelle con cui più ci immedesimeremmo. Non poteva mancare la presenza importante del fratello di Gelsomina, Francesco, portatore di una sofferenza interiore che resta impressa nella memoria e parallelamente di una determinazione nel dire la verità da pelle d’oca, in particolare nel corso del monologo (immaginiamo non semplice da sostenere sul piano emotivo). Tocca alla bravissima Maddalena Stornaiuolo dar voce e volto a Gelsomina Verde, anzi Mina come veniva chiamata nel quartiere, conosciuta per il suo lavoro in pelletteria e per l’impegno – a ventidue anni – nell’aiutare i bambini del proprio quartiere a studiare, senza distinzione in base alla famiglia di provenienza. Purtroppo la ragazza è stata assassinata nel novembre del 2004, infierendo su di lei, che aveva ‘solo’ commesso l’errore di innamorarsi dell’uomo ritenuto ‘sbagliato’, Gennaro Notturno (fu sequestrata, torturata, ammazzata per poi inserirla nella sua macchina, dandole fuoco). 

“Gelsomina Verde” non è il solito film sulla mafia, non solo per l’intreccio di linguaggi, ma anche per come la storia di questa giovane venga affrontata, con scene simboliche del lavoro teatrale, in grado di sublimare il tutto.

Il lungometraggio è disponibile dal 29 aprile sulla piattaforma 1895 («si tratta di un progetto di esercenti e produttori indipendenti, appassionati del proprio lavoro, desiderosi di fare rete tra di loro e con i loro complici più preziosi: gli spettatori»). Arcopinto, durante la conferenza stampa, non ha nascosto di sperare che, magari col passaparola, organizzando proiezioni evento, il film possa arrivare anche in sala e noi ce lo auguriamo perché meriterebbe una visione collettiva, a conclusione della quale creare dibattito e portarsi a casa tanti interrogativi sulla situazione che ancora oggi attanaglia alcune realtà.

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