La vita di FriedrichNietzsche è stata una perpetua simbiosi con la sua opera filosofica e intellettuale; pochi però conoscono il Nietzsche musicista profondo e tormentato. Il rapporto del filosofo tedesco con la musica è probabilmente il motivo principale della sua spinta verso l’introspezione filosofica sulla volontà dell’essere umano.
Il giovane Nietzsche si fa notare presto per le sue qualità musicali, grazie allo studio assiduo del pianoforte, che lo condurrà istintivamente al mondo della composizione.
Già il primo pentagramma, datato 1854, quando Nietzsche aveva solo dieci anni, manifesta una pragmatica compostezza nelle linee melodiche e un lirismo concreto che caratterizzerà la sua poco conosciuta opera compositiva.
Un’importante edizione critica delle sue musiche, curata da Curt Paul Janz, dal titolo “Der Musikalische Nachlass” raccoglie circa 74 brani: Lieder per voce e pianoforte, composizioni per pianoforte solo e a quattro mani. Tra i brani a carattere lirico è bene menzionare i pezzi corali, un Inno alla vita, sempre per coro e orchestra, mentre la seconda parte del volume, presenta diversi pezzi brevi incompiuti; bozze orchestrali, appunti e il progetto per una messa e un oratorio di Natale, appunti preparatori e semplici schizzi.
Vi è una raffinata compostezza orchestrale e melodrammatica che attraversa i Lieder e i concerti, ma quasi mai la musica raggiunge quello slancio vitale che fu di Hendel e in seguito di Wagner, necessario a caratterizzare un nuovo sviluppo linguistico e socioculturale della tradizione mitteleuropea. Potrebbe anche essere questa la ragione per cui il Nietzsche musicista è stato rilegato nella storia come musicista minore, assieme a tanti contemporanei di Mozart, ma divenne anche lo stimolo per indirizzare e rendere concreto il percorso di uno dei più grandi innovatori del pensiero letterario, politico, religioso e scientifico del XX secolo.
L’anno del signore 1865 segnerà una svolta indelebile per il musicista filosofo, quando il repentino calo dell’ispirazione artistica muoverà le corde di una stratificata filosofica, che al linguaggio musicale guarderà sempre come modello ispiratore.
Si tratta di una delicata transizione nella quale l’istinto interiore cambia il modello espressivo, giungendo una rivoluzione tormentata e molto sofferta, ma che alla fine libererà la sua piena maturità attraverso una mutazione del linguaggio originario e per voce dello stesso Nietzsche:
“Ora sono musicista solo quel tanto che mi basta per l’uso quotidiano nella mia filosofia.”
Sarà la musica a guidare il vitalismo drammatico del suo pensiero, perché unica forma d’arte a essere in grado di offrire alle passioni il potere di gioire di loro stesse, come riporta un passo contenuto nel saggio “Al di là del bene e del male”; un preludio alla filosofia dell’avvenire.
Proprio nella filosofia Nietzsche riscopre il valore teoretico sul pensiero musicale e lo farà mettendo in luce il rapporto contrastato con un amico/nemico di sempre: Richard Wagner. Proprio con il grande compositore, dopo una fase d’iniziale avvicinamento, teorizzata anche ne “La nascita della tragedia”, il filosofo combatterà tenacemente quel linguaggio proto-eroico, a favore di una “riforma mitica” della cultura tedesca.
Nonostante tutto quello spirito realista a carattere mitologico è il filo che lega indissolubilmente questi due grandi esponenti della storia contemporanea.
L’istinto del musicista, pur precario d’ispirazione, non modificherà mai il suo spirito, neanche negli ultimi anni della sua vita, quando l’aggravarsi delle sue condizioni fisiche e mentali non gli permetterà la pratica musicale e l’esperienza intima di compositore e pianista.
Dalle discussioni circa la natura della giubilazione musicale, alla riflessione filosofica sul tragico, il destino e lo spirito dionisiaco e l’amor fati, ogni accenno alla musica, anche il più semplice, non va analizzato esclusivamente come espressione di gusto o estetica, ma merita l’attenzione necessaria per individuare una precisa indicazione filosofica al ragionamento dell’essere pensante, quale dovrebbe essere l’uomo; umano e non umano.