E’ la pietosa analisi dei dati che emergono dalle ultime statistiche pubblicate dall’Istat riguardo i numeri della popolazione. Dagli ultimi dati Istat al 31 dicembre 2021 la popolazione residente in Italia calata dello 0,3% rispetto al 2020. Siamo, 59.030.133 persone. E risulta In calo anche la popolazione straniera, in arrivo prevalentemente dal resto dell’Europa, che è scesa di circa 141mila persone rispetto allo scorso anno.
Le nuove nascite sono diminuite di ben 400 mila unità (392.598), mentre i morti sono stati 713 mila. In particolare le nascite risultano ben l’1,9% in meno rispetto all’anno precedente, il 2021. Un saldo naturale “fortemente negativo”. Una analisi che tiene conto della differenza tra il numero di iscritti per nascita e il numero di cancellati per decesso dai registri anagrafici dei residenti. Al 31 dicembre 2022 c’erano 179.000 residenti in meno rispetto all’inizio dell’anno.
Riguardo il sesso, le donne rappresentano la maggioranza della popolazione italiana, il 51,2% per l’esattezza, superando gli uomini gli uomini di 1.392.221 unità
La situazione in Italia
Non trascurabili le differenze territoriali. Il calo della popolazione risulta essere meno marcato al nord e al centro, dove si registra rispettivamente il – 0,1% e il -0,3%, rispetto al Mezzogiorno, dove si passa dal -0,2% del 2021 al -0,6% del 2022. Il Mezzogiorno infatti ha perso oltre un milione di residenti rispetto al massimo del primo gennaio 2012, scendendo da 20 milioni e 841mila a 19 milioni e 751mila secondo le rilevazioni al 31 luglio 2022, pubblicata dall’Istat.
Ma valori negativi emergono anche nella provincia autonoma di Bolzano (-314 unità), una regione che nel passato era caratterizzata da una natalità superiore alla media. In ogni caso tutte le regioni presentano un peggioramento del tasso di crescita naturale perchè l’Italia ha perso la capacità di crescita per effetto del bilancio naturale, non rimpiazzando a sufficienza chi muore con chi nasce.
Un paese di vecchi
L’invecchiamento della popolazione italiana sembra inarrestabile, in particolare se confrontato con i censimenti passati. Nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani, contro meno di un anziano per ogni bambino del 1951 (3,8 nel 2011). In questo contesto l’età media si è alzata di tre anni rispetto al 2011, passando da 43 anni a 46 anni. La regione più giovane è la Campania, con un’età media di ancora 43 anni, mentre la Liguria si conferma come quella più anziana, con una media di 49,4 anni.
Le cause
Tra le cause sicuramente il cosiddetto saldo naturale negativo cioè la differenza tra il numero dei nati vivi e quello dei morti, relativo a un determinato periodo di tempo. E’ negativo quando le nascite sono inferiori alle morti. Nel 2021, il saldo naturale è stato pari a meno 301mila unità.
La crisi sanitaria dovuta al covid ha causato forti incertezze economiche che – scrive l’Istat – potrebbero avere incoraggiato le coppie a rimandare ancora una volta i loro piani di genitorialità. In tre anni, si stima che la penisola abbia perso quasi un milione di abitanti.
Inoltre un’altra causa è la diminuzione costante di migranti e stranieri che scelgono di vivere nel nostro paese. Rispetto al 2020, il censimento ha registrato 141.178 persone in meno.
La situazione in Europa e nel mondo
Anche in Europa si sente il calo demografico. Già nel 2020 l’ Ue aveva redatto un rapporto dove la popolazione è destinata a diminuire a partire dal 2030. Attualmente l’UE conta 447 milioni di abitanti. Ma secondo le previsioni dei dati di Eurosat questa cifra se inizialmente potrebbe aumentare a 449 milioni intorno al 2025, negli anni a seguire a partire dal 2030 tenderà a diminuire attestandosi a 424 milioni nel 2070. Tutto ciò è accompagnato da un significativo invecchiamento: si prevede che la percentuale della popolazione di età superiore ai 65 anni aumenterà dal 20% nel 2019 al 30% nel 2070 nel rapporto europeo. In controtendenza invece il continente africano che avrà un aumento demografico del 146%, passando dagli attuali 1,3 miliardi di persone a 3,3 miliardi.
Le conseguenze socie economico del calo demografico
Il calo delle nascite è allarmante in quanto provoca forti ripercussioni in campo socioeconomico comportando invecchiamento, squilibrio tra generazioni, insufficienza di forza lavoro, minori contributi sociali, perdita di produzione e innovazione e ristagno economico. Per quanto riguarda l’Italia le previsioni sono anche più pessimistiche. Sulla base dei dati, gli analisti prevedono un’ulteriore decrescita della popolazione residente nel prossimo decennio: si passerebbe da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021 (punto base delle previsioni) a 57,9 milioni nel 2030, con un tasso di variazione medio annuo pari al -2,5%.
Cosa bisogna fare
Dai dati che emergono risulterà necessario interventi mirati soprattutto con politiche sociali e politiche per la famiglia. Senza un’inversione di tendenza nella dinamica demografica, la popolazione italiana tenderà ad invecchiare e a diminuire sempre di più con le relative conseguenze in termini economici e sociali. Al contempo sarà in buona parte rimpiazzata dai flussi migratori che già oggi compensano la perdita di popolazione e di forza lavoro. Si stima che senza l’apporto degli immigrati, nel 2070 il calo della popolazione italiana arriverebbe al 33%, passando dagli attuali 59 milioni a 40 milioni.