Una canzone è una risposta!
Il progressivo e naturale traguardo di sensazioni e riflessioni capaci di evocare una possibile via d’uscita alla banalità quotidiana.
Scrivere una canzone permette di osservare la vita da un punto di vista privilegiato; a metà strada tra spirito e intelletto, ma richiede una certa mole di lavoro su di sé. Forse è questo il motivo per cui nella musica italiana esiste il termine “cantautore” e perché esso sia così controverso. Il fatto è che tutti possono scrivere canzoni, ma non tutti sanno comporre delle buone canzoni.
Pur essendo, il mondo di domani, diverso rispetto a quello dei trovieri e dei menestrelli di corte del tardo medioevo, molti sono stati i cantori moderni che hanno cercato di continuare una tradizione narrativa; musica, memorie e poesia.
Davide Cruccas, cantore per natura, musicista per vocazione, è uno dei tanti poeti di strada che ha capito e affrontato la necessità del sacrificio e della volontà, per realizzare il suo percorso artistico. Forse è proprio da questa forza che nasce un progetto molto personale; che parte dai pub torinesi per spostarsi sulle piazze di Londra fino ad approdare sui palchi di un certo spessore, assieme a nomi quali Claudio Lolli, Zibba e Almalibre. Una valigia emotiva carica di esperienza e memorie, confluite in un nuovo album dal titolo molto evocativo; Ballate fra cielo e terra.
Se il marchio fabbrica degli anni ’70 italiani continua a mantenere il nome di cantautorato, secondo un’accezione spesso criticata dai sofisti della musica, gran parte di quella scena, nata presso il Folk Studio di Roma e il Derby di Milano ha avuto il merito di sdoganare un linguaggio personale, interiore, anche ermetico, ma consapevolmente fuori da una letteratura elitaria che volle il cantore al servizio perenne dell’ideologia. I musici come Davide Cruccas dimostrano come la lezione dei vari Dalla, De Gregori, Stefano Rosso, ma anche Battisti e Venditti possa essere reinventata periodicamente, per descrivere il tempo presente, senza il bisogno di nostalgie verso un passato che molti fra noi non hanno vissuto direttamente.
Un ascolto imparziale a ballate come Storia di un cantante disoccupato, Nelle mie tasche o Come Charlie Brown rivelano una fresca e lucida contrapposizione tra ricordi e prospettive, dove il rimpianto può diventare una risorsa, se la determinazione di chi guarda sempre alla sua stella guida. Un percorso musicale che non aggiunge novità particolari alla novella tradizione popular, richiamata attentamente nella cantabilità degli arpeggi, nella costruzione sintetica delle cadenze, ma riesce a trovare il collante sonoro ideale negli arrangiamenti per violino, a cura di Angie Rottensteiner, che traghettano uno stile tipicamente italiano nei territori del blues e della tradizione anglo-americana: una terra di mezzo tra Jackson Brown, Josh Ritter e Glen Hansard.
Il lavoro di Cruccas tende spesso a ripetersi, specie nelle dinamiche strutturali delle composizioni, passando da rapide soluzioni ritmiche a passaggi crepuscolari sul tema del ricordo, ma prova a introdurre anche qualche contrapposizione ritmica interessante, come
Un altro inverno, dove la lontananza da terra e affetti è affidata a un interessante dialogo fra tempi semplici e composti, da a 4 a 6 ottavi, che rendono il riff di chitarra dinamico e affascinante, mentre accompagna un canto fluido, quasi a ricordare i Beatles di Norvegian Wood, in uno stile prettamente e sinceramente italiano.
Ballate fra cielo e terra, sembra arrivare all’ascolto in maniera misurata, quasi gentile, ma vuole arrivare al cuore dell’ascoltatore, soddisfacendo a pieno i cultori del genere pop e cantautorale, per quel che essi vogliano rappresentare, ma anche ai palati raffinati, spesso troppo impegnati a imbellettare un gusto ormai logoro da anni di critica alla musica cosiddetta popolare o semplice, che per decenni ha accompagnato le rivoluzioni culturali dell’intero XX secolo. Su di essi è possibile riconoscersi e ritrovare ricordi affini, ma soprattutto cominciare a predisporre l’animo a un ascolto sincero, come è sincero l’amore per la musica di questo giovane cantautore contemporaneo.