Coronavirus: come reagiscono gli italiani all’emergenza
Della battaglia contro il Covid-19 e delle scelte del Governo per portarla avanti, sono state dette tante cose. C’è, però, un aspetto importante che viene ancora poco citato e riguarda la sfera psicosociale, o meglio, l’impatto del fenomeno sulle persone e sulla comunità.
Le crisi hanno effetti gravi e visibili su un territorio e sulla sua economia, ma quelli più pericolosi colpiscono l’individuo, la collettività e il tessuto sociale, avviando un processo di logoramento costante.
Un particolare da non sottovalutare nell’ottica della risoluzione del problema. Eppure, si parla poco degli interventi da realizzare sulla persona durante e dopo l’emergenza.
Davanti a una crisi, gli individui reagiscono in diversi modi (la reazione varia a seconda del vissuto e di possibili patologie) e monitorare i comportamenti della comunità è necessario per circoscrivere ed evitare traumi che rischiano di rallentare la ripresa e di assumere un carattere permanente.
L’uomo e le emergenze
A trattare il tema della gestione delle emergenze sono: la psicologia dell’emergenza (studia il comportamento individuale e comunitario prima, durante e dopo una crisi) e l’antropologia dei disastri (studia gli aspetti socioculturali degli eventi catastrofici per mitigare i danni).
Dalla prima, sono emersi studi utili sulle fasi comportamentali delle persone durante le crisi:
Fase eroica: l’individuo e la collettività sono predisposti all’aiuto.
Fase della luna di miele: si prova grande ottimismo; tutto passerà e si tornerà alla normalità. Fase di disillusione: fatica e stress aumentano. Il senso di comunità si allenta.
Fase di ristabilizzazione: ripresa fisica e mentale.
La seconda si concentra sul profilo sociale e vede le catastrofi come eventi traumatici che causano distruzione e morte, travolgendo la quotidianità e provocando smarrimento e incertezza.
S’introduce il concetto di vulnerabilità: la catastrofe è il risultato di processi storico-sociali radicati che minacciavano la vulnerabilità ancor prima dell’arrivo dell’evento. Le cause, quindi, delle emergenze e dei suoi effetti sono radicati all’interno della società e delle sue fondamenta instabili.
Gli italiani e il coronavirus
Ma come stanno reagendo gli italiani?
Mentre i politici si dicono orgogliosi dell’esemplare comportamento dei cittadini, questi continuano a risentire delle minacce del coronavirus e gli effetti del precario equilibro psicosociale sono stati più volte narrati dai giornali. Le numerose reazioni adottate a distanza di pochi giorni, riflettono bene i suggerimenti degli studi sulla gestione delle emergenze:
Panico
Assalto dei supermercati e delle farmacie
Accettazione delle ordinanze e quarantena auto imposta
Sviluppo di un forte senso di comunità: donazioni agli ospedali e lavoro dei volontari
Stanchezza fisica e mentale dei cittadini e dei lavoratori in prima linea
Senso di comunità vacillante: aggressività; il prossimo è percepito come una minaccia
Rifiuto della situazione: noncuranza delle ordinanze
A ciò si aggiungono le polemiche: restrizioni e collasso delle strutture ospedaliere sono percepiti come il risultato di cattive amministrazioni, di problematiche interne al paese già presenti e acuiti con l’arrivo dell’epidemia.
Quotidianità, percezione di comunità e stati d’animo, continuano a subire drastici cambiamenti che, se trascurati, porteranno al collasso del tessuto sociale, rendendo la ripresa del paese (sotto vari punti di vista) molto difficile.