Nel 2020 con l’epidemia causata dal coronavirus ed un crollo dei consumi del 10,8% si stima la chiusura definitiva di più di 390.000 imprese del commercio non alimentare e dei servizi a fronte di 85.000 nuove aperture. Pertanto, la riduzione delle aziende in questi settori sarebbe di quasi 305 mila imprese (- 11,3%). La valutazione è di Confcommercio che ha elaborato i dati di Movimprese Unioncamere.
Tra i settori più colpiti nell’ambito del commercio si segnalano abbigliamento e calzature (-17,1%), ambulanti (-11,8) e distributori di carburante (-16,1%), mentre nei servizi di mercato le maggiori perdite di imprese si registrano pr agenzie di viaggio(-21,7), bar e ristoranti (-14,4) e trasporti(-14,2%).
C’è poi tutta la filiera del tempo libero che tra attività artistiche, sportive ed intrattenimento fa registrare un vero e proprio crollo con la sparizione di un’impresa su tre.
A ciò va poi aggiunta la perdita relativa ai lavoratori autonomi, ovvero quei soggetti titolari di partita iva operanti senza alcun tipo di organizzazione societaria: si stima, continua la nota, la chiusura per circa 200mila professionisti tra ordinistici e non ordinistici operanti nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi, attività artistiche e di intrattenimento.
Una vera e propria dèbacle!!