Claudia Cantisani: «La musica è stata influenzata dalle vicende umane»
Claudia Cantisani interpreta la musica degli anni ’30, ’40 (ricordiamo Natalino Otto, Rodolfo De Angelis, Odoardo Spadaro, Fred Buscaglione, Renato Carosone, Virgilio Savona, Lelio Luttazzi, Tata Giacobetti), delineando un filone espressivo completamente autonomo, caratterizzato dalla progressiva accentuazione della vis cantautorale dell’intreccio.
Claudia Cantisani si impegna nella musica con libertà, trasfondendola – parafrasando Sergio Caputo – in un felicissimo pop, jazz and love, il quale riesce a connotarsi di incastri perfetti tra ricerca lessicale e melodia catchy, allure rétro e nuova modernità. Con Claudia Cantisani approfondiamo il suo ideale di musica per conoscere le sfumature più originali che riescono a caratterizzare le melodie.
La musica in che modo è influenzata dalle vicende sociali vissute dalle persone?
«La musica tutta è stata sempre influenzata dalle vicende umane, da Beethoven con la sua “Eroica” scritta per Napoleone ai nostri grandi cantautori italiani; i temi sociali sono divenuti una vera e propria bandiera, senza dimenticare l’hip hop che racconta la vita da strada e di conseguenza la trap. La mia musica non fa da meno: entro spesso e volentieri a gamba tesa nelle storie degli altri».
Il racconto di questo XXI secolo con la musica come coinvolge il pubblico?
«La musica ha sempre raccontato il tempo in cui si vive e il pubblico è sicuramente coinvolto emotivamente da vicende che lo riguardano a volte anche da vicino. È soltanto nel passato che “i tempi” erano raccontati con più poesia e maestria ma pazienza, arriverà sicuramente qualcosa di meglio».
Jazz e pop. Quale genere rispecchia più fedelmente la tua personalità artistica?
«Non sono una jazzista e non sono mai stata una poppettara. La mia musica è stata definita da molti critici musicali, secondo me a ben vedere, canzone jazzata all’italiana, dove gli stilemi del jazz fanno palesemente capolino nella scelta dello swing e negli arrangiamenti e la canzone d’autore fa il resto, mutuandone soprattutto il contenitore della forma canzone».
Cosa preferisci comunicare con la melodia?
«Se per melodia intendiamo proprio la linea melodica delle mie canzoni, penso che non voglio comunicare niente, nel senso che quando scrivo la melodia la penso in riferimento al testo, la penso già al suo servizio. Per me è nel testo il contenuto per cui la melodia diventa il mezzo sul quale far viaggiare le mie parole».Per ascoltare la canzone