Body shaming e body positive: la digitalizzazione del bullismo e dei suoi avversari
Sono fenomeni da sempre esistiti, ma nell’era dei social il body shaming e il body positive dilagano ininterrottamente espandendo a dismisura i loro effetti.
Chi non è mai stato vittima, responsabile o spettatore di feroci critiche riguardanti l’aspetto fisico?
Quello che oggi definiamo con l’anglicismo body shaming non è altro che una violenza psicologica ai danni di una persona duramente attaccata per la sua immagine. È il bullismo che in passato spadroneggiava in tutte le scuole del mondo e che oggi domina un luogo ben più ampio, quello della rete. Insomma, i tempi cambiano ma le vecchie abitudini restano. E queste, a volte, peggiorano quando a metterci lo zampino sono i social.
La continua esposizione mediatica e la costruzione di modelli da emulare sottopongono le persone a uno stress continuo che sfocia nella negazione del proprio corpo e in un sentimento di odio nei confronti dell’altro, alimentato da invidia o dal rifiuto del diverso. Così si è troppo magri, troppo grassi, troppo belli o troppo brutti per essere accettati (accettati poi da chi?) e nella vetrina digitale della vanità, tutto ciò colpisce un numero di utenti sempre in aumento con conseguenze devastanti sull’autostima e sulle relazioni sociali. Ma nel mirino delle vessazioni ci sono anche personaggi noti, spesso attaccati più per invidia che per una questione estetica, come la giornalista Giovanna Botteri, insultata perché ‘troppo sciatta’ per apparire in tv o la modella Armine, ‘troppo brutta’ per sfilare.
Nessuno, dunque, è immune all’occhio critico della rete o meglio, nessuno è immune all’incomprensione umana. Il body shaming, oggi un reato perseguibile penalmente, è considerato figlio dei social, ciononostante il vero problema non è digitale, bensì mentale. Le cattive abitudini trovano terreno fertile nelle rete, ma la negazione del prossimo e l’accanimento verso un proprio simile vantano origini ben più lontane. La rete, però, diventa anche strumento utile al cambiamento, alla reazione. In risposta al body shaming, infatti, arriva il body positive, movimento che da qualche anno sprona le persone ad accettare il proprio corpo e a mostrarsi senza filtri.
E se già in passato personalità come Barbra Streisand e Sophia Loren si sono ribellate alla chirurgia imposta per piacere agli altri, oggi i difetti vengono immortalati artisticamente, trasformati in punti di forza. Ne è un esempio Aurora Ramazzotti e il suo scatto con acne in mostra; un gesto molto apprezzato, specie dalla collega influencer Giulia De Lellische replica l’iniziativa.
E sono sempre di più le persone che aderiscono al movimento con foto e video ‘al naturale’ per ricordare, con la speranza che il mondo virtuale possa veicolare non solo messaggi, ma dei veri cambiamenti, l’importanza di accettare se stessi e gli altri.
Le insidie, però, si nascondono ovunque. Attenzione a non svendere il body positive in nome della strumentalizzazione social per avere consensi e guadagni, perché i tempi cambiano ma le vecchie abitudini restano.