Le tensioni commerciali Washington – Pechino rischiano di trasformarsi in possibili scontri navali, tra le due potenze, con conseguenze gravi per la regione e per il mondo
Le tensioni commerciali, causate dai dazi americaninei confronti dei prodotti cinesi, rischiano di generare conseguenze anche a livello geopolitico. Washingtondesidera contrastare infatti l’ascesa di Pechino, mediante una rigida politica di contenimento, concretizzata in azioni potenzialmente destabilizzanti.
La sfida del tycoon: l’amministrazione Trump ha deciso di attuare così, con maggiore frequenza in nome della tutela della libertà di navigazione sancita dal diritto internazionale, incursioni navali pacifiche nei pressi delle isole Spratly. Esse sono ricche di risorse economiche e vengono rivendicate, pertanto, dal gigante asiaticoe contemporaneamente dal Vietnam, dal Brunei, dalla Malesia e dalle Filippine. L’arcipelago delle Senaku, situato nella zona, è fonte inoltre di ulteriori attriti, in particolare tra Cina e Giappone (Tokyo è alleato degli Usa), a causa della presenza di giacimenti di gas. La situazione è resa difficile pure dai rapporti sempre più stretti tra la Casa Bianca e Taiwan che aspira all’indipendenza. Pechino la ritiene invece una propria provincia ribelle.
La lotta per la supremazia regionale. Manilaha sfidato la Cina, lo scorso 4 aprile, realizzando esercitazioni congiunte col Pentagono. Il Dragone non è intimorito da ciò e desidera accrescere la sua potenza. La scelta viene confermata dall’aumento del governo, da 168 a 261 miliardi tra il 2015 e il 2021, del budgetvolto allo sviluppo del settore bellico. La quota destinata alla marina militaresalirà, nello stesso periodo, dell’82%. L’importanza della Cina. Le cifre dimostrano che è possibile un aumento della tensione nell’area. Nessuno può pensare, però, che questo paese non sia una pedina fondamentale, per il mantenimento della stabilità strategica, in un mondo sull’orlo dell’autodistruzione.