Quando ho nostalgia di qualcosa, riguardo vecchi scatti per cercare di alleviare la malinconia, ma questa volta non ha funzionato. Chi avrebbe mai pensato che stare a casa da scuola sarebbe stata un’impresa assai più faticosa di frequentarla ogni giorno?
Ricordo di aver cercato su Internet, quando il COVID-19 non era ancora tanto temuto, a che categoria appartenesse questa epidemia: devo ammettere di non essere rimasta molto colpita dalla risposta trovata, dal momento che quello di Corona Virus è un ceppo influenzale. Perché mai le scuole avrebbero dovuto chiudere in un momento così fitto di verifiche a causa di una semplice influenza arrivata dalla Cina?
Dopo circa due settimane, però, la situazione è peggiorata drasticamente: il decreto riguardante le scuole non risultava abbastanza efficace. Facendo giusto in tempo a compiere un ultimo giro in bici, da un giorno all’altro, mi sono ritrovata chiusa in casa, senza poter festeggiare il mio diciottesimo compleanno in compagnia.
La quarantena trascorre lentamente: anche se le mattinate, tra una videolezione e l’altra, volano, i pomeriggi così soleggiati mi “teletrasportano” in primavera e la voglia di uscire diventa sempre più intensa. Non nego il desiderio di trasgredire le regole, ma, allo stesso tempo, riflettendo sugli sforzi che i medici ed i ricercatori stanno facendo per salvare la società, sarebbe davvero irrispettoso concedersi una libertà, seppur piccola, come fare una passeggiata.
Fortunatamente viviamo in un’era tecnologica: possiamo rimanere in contatto con amici e parenti e grazie alla loro “vicinanza” virtuale le giornate risultano meno tristi. Ogni giorno ripenso a quanto, prima della quarantena, mi lamentassi della normalità, mentre ora farei di tutto pur di tornare alla vita di sempre.