Sovente si attribuisce la colpa di tali problematiche ai social network che, pur ricoprendo un ruolo importante, non costituiscono la ragione principale; in effetti, i ragazzi attraverso i social rappresentano problematiche preesistenti collegate a famiglia e società.
Bisogna evidenziare che, contrariamente a quanto si verificava in passato, il disagio adolescenziale si riscontra anche in famiglie ben inserite nel tessuto sociale, all’interno delle quali, i genitori, apparentemente, non fanno mancare nulla ai figli, anzi, li seguono tantissimo. Il fatto è che, in verità, sono genitori molto insicuri, i quali entrano in competizione con le altre famiglie per dimostrare che i loro figli sono migliori in tutto, sentendosi in tal modo gratificati dal successo del ruolo genitoriale.
Conseguentemente i ragazzi si sentono a tal punto soffocati e assillati dal peso delle aspettative dei genitori da non riuscire a strutturare la propria identità, talvolta anche commettendo qualche errore che, se contenuto, aiuta a tollerare la frustrazione e a crescere.
Si possono poi individuare motivazioni legate al contesto sociale attuale che i ragazzi percepiscono come altamente precario, con la consapevolezza che, il futuro non sarà promettente, ma pieno di incertezze e di insidie. Tali insicurezze sono alimentate dai libri che le case editrici dedicano alle fasce più giovani sulla base delle recensioni e delle opinioni dei cosiddetti Book Tok, gruppi di ragazzi che recensiscono libri su Tik Tok.
Si tratta di volumi in cui i protagonisti sono caratterizzati da un’esistenza molto travagliata, magari risultando anche vittime di violenze sessuali o appartenenti a famiglie in cui i genitori sono altamente conflittuali. Proprio il loro passato li rende particolarmente amati dai coetanei, anche perché riescono a salvarsi dopo una lunga fatica esistenziale.
Si tratta di un modello che spesso viene ripreso dagli adolescenti nella loro vita: ad esempio vi sono ragazzini della fascia 11- 14 anni che tengono acceso il cellulare persino durante la notte per risultare sempre rintracciabili dagli amici che possono avere bisogno di confidarsi sui loro problemi.
Sta di fatto che, in mancanza di risposte convincenti dagli adulti, i ragazzi cercano conforto negli amici o nel web, i cui contenuti sono talvolta inadeguati a causa di una maturità emotiva non ancora strutturata per comprendere il numeroso materiale disponibile e valutarlo con coscienza critica senza subire condizionamenti.
Come i genitori possono aiutarli?
Aiutare i propri figli a crescere significa incoraggiare esperienze di vita adeguate all’età, senza pianificare o sostituirsi loro, ma, al contrario, favorendo un’organizzazione che richieda una responsabilità diretta e, soprattutto stabilendo un dialogo con i ragazzi, in cui si dimostri disponibilità all’ascolto in modo non giudicante. Se, ad esempio, un ragazzino si lamentasse a casa per essere stato rimproverato da un docente dopo aver risposto malamente ad un compagno, sarebbe bene non chiudere il discorso sostenendo che non si risponde male ai compagni, ma occorrerebbe aiutarlo a contestualizzare l’episodio affinché egli sia consapevole delle motivazioni che hanno indotto l’insegnante ad agire in tale maniera.
Risulta molto importante il dialogo diretto tra genitori e figli, attraverso il quale si insegna loro ad esprimere i propri vissuti, ad attribuire un nome e un valore alle emozioni, che, talvolta, invece, vengono completamente trascurate e dimenticate, perdendo così la valenza fondamentale che esse esercitano nella formazione psico-emotiva degli adolescenti.