Si parla di fair play già ai bambini alle prime esperienze sportive per far comprendere loro che non si deve
intendere come stile di vita da applicare allo sport, ma a tutti i comportamenti quotidiani nei quali prevalgono il rispetto e la gentilezza; infatti “il gioco leale” rappresenta un supporto nelle relazioni, perché i piccoli gesti assumono un significato intrinseco.
Ciò vale nelle squadre sportive, ma anche all’interno delle classi, in cui un gruppo eterogeneo di studenti si accetta e si rispetta vicendevolmente in un rapporto che pone alla base l’inclusione. A scuola il fair play si attua in vari modi, innanzitutto nella capacità di aiutare un compagno in difficoltà mettendo perciò le proprie competenze al servizio degli altri. Una delle tante manifestazioni del fair play è proprio l’amicizia.
Così come la capacità di sapersi confrontare con gli altri attraverso una dialettica costruttiva che consenta
di modificare il proprio pensiero aprendosi alle opinioni altrui.
Quando ciò non accade subentra lo scontro, il conflitto, che rappresenta l’esatto contrario del fair play, il
quale nasce nei contesti sportivi ed assume una grande valenza educativa proprio perché chi pratica sport a livelli agonistici di rilievo, acquisisce notevole visibilità e con il proprio carisma può far comprendere ai
giovani che alla base di una buona prestazione c’è sempre il rispetto dell’avversario. Senza tale elemento il gioco stesso non sarebbe possibile, inoltre contribuisce a far capire che a volte basta ricorrere a semplici
gesti quali una stretta di mano e l’infrazione commessa si supera.
In effetti, quando si parla di sport e di fair play, che si tratti di atleti o di tifosi, è importante attenersi ai
seguenti principi:
- Giocare per divertirsi
- Giocare con lealtà
- Rispettare i compagni di squadra, gli avversari, gli arbitri e gli spettatori
- Accettare la sconfitta con dignità
- Rifiutare il doping, il razzismo, la violenza e la corruzione
- Essere generosi verso il prossimo
- Aiutare gli altri a resistere alle difficoltà
- Denunciare coloro che tentano di screditare lo sport
- Onorare coloro che difendono lo spirito olimpico dello sport
Il Codice Europeo di etica sportiva considera il fair play come elemento necessario e non accessorio e sostiene che esso deve diffondere l’approccio allo sport ponendo come principi cardine la lotta ai brogli, al doping, alla violenza verbale e fisica, alle discriminazioni.
Un criterio guida a cui tutti coloro che propongono esperienze sportive per ragazzi e bambini devono attenersi ed attribuirgli priorità massima.
Praticare uno sport con fair play significa avere la possibilità di conoscersi in maniera più approfondita, di stabilire e conseguire gli obiettivi prefissati attraverso l’impegno e la costanza, di integrarsi con i compagni ed interagire con loro divertendosi e dimostrando le proprie abilità tecniche e mettere in evidenza la parte migliore di sé; solo con queste premesse lo sport può rappresentare una della attività maggiormente formative ed educative.
Tali motivazioni rendono particolarmente significativa l’espressione che il fondatore dei moderni giochi olimpici, Pierre de Coubertin amava ripetere: << L’importante non è vincere, ma partecipare>>, che esprime un concetto saggio e fondamentale del fair play.