Nello scorso febbraio, Vladimir Putin annuncia un’operazione bellica in territorio ucraino: secondo il leader della Federazione Russa, con l’obiettivo di smilitarizzare un’area di quel Paese, il Donbass. Con l’evoluzione di ormai ben quattro mesi di guerra, molti sono i motivi da individuare come causa dello scontro, ma alcuni non possono non essere ricercati nella storia dei due Paesi.
Per molto tempo l’Ucraina ha fatto parte del territorio russo. Nel 1917, nella Russia zarista, una rivoluzione sfocia nell’affermazione del Pcus (Partito Comunista dell’Unione Sovietica). Quello che era un impero si trasforma così nell’unione delle Repubbliche socialiste, unione comunque tormentata da tensioni, in cui è compresa anche l’Ucraina.
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’affermazione dell’URSS a fianco degli Alleati fa sì che molti territori dell’Ucraina divengano filorussi. Negli anni 80’, si creano movimenti che puntano a staccarsi dal Cremlino. Nel 1991, i cittadini ucraini sono chiamati a votare in un referendum per l’indipendenza. Poco dopo, l’URSS si scioglie.
Putin, leader della Federazione Russa da più di venti anni, che mai ha accettato il distacco dell’Ucraina, reagisce occupando la Crimea e parte del Donbass, fino agli accordi di Minsk, del 2014, che congelano la situazione. Nel frattempo, in Ucraina, è eletto presidente Volodymyr Zelensky, ed è proprio contro lui e contro il suo Paese che Putin scatena la guerra tuttora in atto.