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Attualità

GUERRA IN UCRAINA: LE REAZIONI DEL MONDO DELLA CULTURA

Tra critiche e consensi, anche gli ambienti culturali fanno sentire la loro voce contro Putin.

Già da un mese la guerra ha invaso le vite di molti, entrando prepotentemente sul suolo ucraino e nelle case di tutto il mondo con il passepartout della sempre puntuale cronaca.

Gli effetti dello scontro Putin-Zelensky si aggiornano ogni ora, traducendosi in quelle parole che, con orrore, ci stiamo abituando a sentire: bombardamenti, morti, missili, crisi umanitaria, profughi, gravi conseguenze economiche. E mentre sul campo di battaglia scendono soldati – più o meno preparati – ad affrontare il conflitto, sul campo della comunicazione si fanno largo economisti, diplomatici, giornalisti per meglio inquadrare la situazione.

Ma non solo; la comunicazione associata all’arte si fa anche strumento di protesta, di condanna. E in questi giorni sempre più artisti e ambienti culturali prendono posizione sullo scontro, equipaggiando con la ‘pacifica arma’ dell’arte la filiera culturale.

Si parte dalla musica. Mario Biondi cancella il concerto dell’8 marzo a Mosca per esprimere la sua solidarietà al popolo ucraino; cancellati anche gli appuntamenti in Ucraina e Russia del tour dei Måneskin. E la lista degli artisti che bloccano le date è lunga: dai Green Day, agli Iron Maiden, fino a Iggy Pop.

Prendono posizione anche le rassegne musicali; l’Eurovision Song Contest esclude ufficialmente la Russia dalla prossima edizione con la seguente motivazione: “Potrebbe portare discredito alla manifestazione”. Madonna sui social schiaffeggia Putin a suon di note, postando il remix della sua ‘Sorry’ e dedicando al Presidente il verso “non sopporto più le tue bugie”.

Sulla scia dell’ex moglie, Sean Penn si schiera contro l’attacco russo e, munito di telecamera, raggiunge l’Ucraina per girare un documentario sulla guerra.

(da profilo IG dei) Maneskin

A esprimere il loro dissenso sono anche molti artisti russi. Il rapper Morgenshtern scappa dalla sua terra e insieme al suo produttore ucraino lancia un messaggio di amicizia e solidarietà pubblicando su Youtube la canzone ‘12’.

Il direttore del corpo di ballo del teatro Stanislavsky di Mosca, Laurent Hilaire, sceglie di dimettersi; mentre Elena Kovalskaya, direttrice del teatro statale di Mosca, lascia l’incarico con un chiaro messaggio pubblicato su Facebook: “Non si può lavorare per un assassino”.

Ma prendere posizione non sempre è facile e, spesso, si rischia di fare grossolani errori. È il tanto discusso caso dell’Università Bicocca di Milano che aveva deciso di annullare il corso su Dostoevskij – tenuto dallo scrittore Paolo Nori – per evitare polemiche interne. Il risultato? Le polemiche ci sono state lo stesso, e a ben vedere, costringendo l’Università a rinsavire e a confermare il corso sulla penna russa.

L’esclusione di squadre e atleti russi da molte competizioni ha sollevato le proteste di chi grida a voce ferma che non tutti sono pro Putin e che lo sport deve sempre essere inclusivo.

Dubbi e contestazioni sono il prodotto del ‘caso Valery Gergiev’, noto direttore di orchestra russo costretto a lasciare la direzione di un’opera alla Scala dopo essersi rifiutato di firmare una lettera di presa di distanze dal Presidente Vladimir; e Gergiev abbandona il teatro con la convinzione che nessuno può essere costretto a esprimere un non sentito dissenso.

             (Valery Gergiev, dal profilo IG ufficiale)

Se la cultura diventa un’arma (pacifica) a doppio taglio, forse bisognerebbe capire come muoversi su un terreno già di per sé minato; bisognerebbe capire i limiti e i confini da rispettare per non cadere nello stesso errore di un leader che limiti e confini ha trasformato in pretesti per un grande conflitto. L’arte e la cultura non possono mutarsi in pretesti ma devono sempre unire, come hanno ricordato a tutti la mezzosoprano russa Ekaterina Gubanova e la soprano ucraina Liudmyla Monastyrska strette in un abbraccio contro la guerra, sul palco del San Carlo di Napoli, alla fine dell’ultima replica di Aida. Era il 28 febbraio e la guerra era iniziata già da quattro giorni.

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