Siamo europei, non americani, forse non abbiamo avuto nessun conoscente o parente coinvolto nell’attentato delle Torri, magari ci siamo limitati ad osservare quelle fredde immagini, a bocca aperta e con il cuore che palpitava sempre di più, sicuramente in quel momento non ci rendevamo conto che la nostra vita sarebbe cambiata per sempre.
Sì, l’indomani siamo tornati alle nostre routine mentre la radio faceva la conta dei morti, probabilmente abbiamo subito ripreso le malsane abitudini che ci accompagnavano, ma dentro di noi abbiamo perso qualcosa, ci siamo sentiti improvvisamente in bilico, come funamboli su una fune sottilissima.
L’uomo aveva definitivamente superato ogni limite, la guerra aveva assunto altri connotati, la creatività malvagia si era sprigionata con tutta la sua forza. Dall’11 settembre 2001 siamo maledettamente insicuri, con la gente e senza la gente, in una grande città come in un paesino di montagna. Eppure ci siamo sempre sentiti un bel po’ immortali, fieri dentro i nostri pantaloni o nelle nostre gonne, confortati dai confini di Mamma Nazione, figli del mondo, con i passaporti e con l’Unione Europea a facilitare i nostri spostamenti.
Quel maledetto giorno ci ha lasciato dentro le macerie delle Torri Gemelle, anche in noi che non eravamo lì sotto, ad inalare le polveri che ancora oggi uccidono, che non abbiamo pregato chissà quale Dio per ritrovare un nostro pezzo di cuore, che non abbiamo dovuto scegliere tra buttarci dall’alto o morire carbonizzati.
Un attentato alle persone, alla Nazione e alle emozioni, con un saliscendi di sentimenti: lo sgomento, la rabbia, la reazione, l’orgoglio. A guerra si è risposto con guerra, il terrore non si è smorzato ma ha assunto caratterizzazioni sempre più tinte, è un terrore subdolo, imprevedibile, assolutamente incontrollabile.
Abbiamo negli occhi le immagini degli eroi americani, pompieri che sono riusciti a spegnere il fuoco e anche un po’ di dolore con la bellezza delle loro azioni. C’è anche tanto bene e tanto bello dietro l’11 settembre, con la straordinaria operatività del volontariato mondiale, con l’efficienza sempreverde americana che tutto ha ricomposto, la solidarietà ha ricostruito laddove l’egoismo ha distrutto.
Ecco perché, a distanza di 20 anni, c’è da ricordare il buio ma anche la luce, perché finché ci saranno uomini straordinari che risponderanno con così tanto cuore a così tanto male abbiamo di che sperare per un mondo migliore.