La scorsa settimana è stata presentata a Roma la squadra olimpica e paralimpica italiana di canoa e kayak per Tokyo 2020. A rappresentare l’Italia nel k1 200 metri sarà l’atleta pavese Manfredi Rizza, alla sua seconda Olimpiade. Il ventiseienne non è stato però il primo atleta pavese a partecipare alle Olimpiadi nell’ambito della canoa, infatti prima di lui Luca Negri è stato ad Atlanta nel 1996 e Jacopo Majocchi a Sidney nel 2000. L’elemento comune tra Negri, Majocchi e Rizza è sicuramente la società dove hanno iniziato e il loro primo allenatore. Infatti, hanno incominciato tutti alla Canottieri Ticino, allenati da Antonio Mortara, e proprio quest’ultimo ha fatto innamorare Rizza dello sport.
Dal 2012 la carriera di Manfredi Rizza è stata un’ascesa, con la conquista di svariate medaglie internazionali, come l’argento alle Universiadi nel 2013 o il bronzo nella gara del k2 in Coppa del Mondo, in coppia con Matteo Florio, fino alla quasi inaspettata qualificazione per le Olimpiadi di Rio del 2016 tramite i ripescaggi europei.
La qualificazione per Tokyo è stata invece conquistata grazie al quinto posto ai mondiali di Szeged in Ungheria ed è il frutto del lavoro svolto in questi ultimi cinque anni con l’allenatore Stefano Loddo. Lo stesso Rizza ha affermato che la qualificazione a Rio è stata quasi improvvisa ed ha suscitato in lui una straordinaria emozione, mentre la presenza a Tokyo era l’obbiettivo prefissato fin dall’inizio del quadriennio, diventato poi quinquennio a causa del rinvio dei Giochi nel 2021.
“È come una verifica a scuola, si studia per prendere 10, poi quello che ottieni non dipende totalmente da te”. Queste le parole dell’atleta riguardo al suo obbiettivo per l’Olimpiade: cercare di dare il massimo, affrontando la manifestazione con la stessa leggerezza delle altre gare.