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Attualità

DONNE: DOPO L’8 MARZO COSA RIMANE?

Anche quest’anno mimose, pubblicità e messaggi sui social hanno riempito la giornata dedicata a tutte le donne. Ma dopo l’8 marzo cosa rimane davvero?

envelope with flowers yellow and green leaves

Messi da parte fiori e frasi di circostanza, resta ben poco. La festa finisce, le luci si spengono e la donna si prepara a nuove battaglie per garantirsi rispetto e diritti. Perché è questo quello che la storia insegna: essere donna è una lotta continua. E le cronache confermano la terribile realtà con dati e notizie sempre allarmanti. 

Ancora troppa violenza

La donna non si tocca neanche con un fiore! Eppure sono ancora tante quelle che subiscono violenza psicologica e fisica, spesso consumata tra le mura domestiche. La piaga del femminicidio non accenna a svanire, tutt’altro, e dall’inizio dell’anno sono salite a 14 le vittime uccise da chi diceva di amarle. 

Ad oggi, il diritto alla vita e la libertà di dire no rappresenta per la donna una delle più grandi battaglie e una grave vergogna per tutta la società. 

Se il ciclo è un bene di lusso…

Nel 2021 il ciclo mestruale fatica ancora a non essere un tabù e le difficoltà legate ad esso spesso sono sottovalutate. Molte donne vivono periodi di forte stress, dolore, a volte anche invalidante, e si fanno carico di una spesa non indifferente.

In Italia, infatti, gli assorbenti sono tassati al 22% al pari di articoli di lusso come vino e sigarette. Peccato, però, che il ciclo non è una scelta e che l’igiene non ha nulla a che fare con il lusso.  

Il Belpaese è indietro rispetto ad altri che hanno preso a cuore la questione. Come la Scozia che, dallo scorso novembre, ha deciso di fornire gratuitamente assorbenti e tutto il necessario per affrontare il periodo. L’iniziativa non sta passando inosservata e, a breve, seguiranno l’esempio anche Francia e Nuova Zelanda

(da: freepik.com)

Va sottolineato che l’Italia ha provato a fare la differenza. E con un emendamento del 2019 la tassazione è stata abbassata al 5%, ma solo sui prodotti biodegradabili e coppette; prodotti ancora difficili da trovare in alcuni punti vendita o non utilizzati dalla maggior parte delle consumatrici. 

Di recente scende in campo anche la Coop che con la campagna Close the Gap – riduciamo le differenze, promuove la parità di genere. E dal 6 al 13 marzo 2021 tutti gli assorbenti sono stati tassati al 4%. 

Lavoro

Per quanto riguarda la parità di genere (non solo in ambito lavorativo) il Global Gender Gap Report, pubblicato nel 2020, fissa l’Italia al 76esimo posto sui 153 valutati e al 17esimo sui 20 dell’Europa Occidentale.  

Nonostante numerose lotte, la donna entra nel mondo del lavoro ancora in punta di piedi e il suo stipendio continua a essere più leggero dei colleghi uomini.

Questo divario salariale – o gender pay gap – è difficile da smantellare. I dati Eurostat, riferiti al 2019, segnano una differenza in busta paga del 23%; non male rispetto alla media europea del 29% ma si può fare di più. A peggiorare il quadro è il gender gap che riguarda la disoccupazione e l’occupazione part time fissati al 43,7% e al 19,5%. 

E come se non bastasse, con la pandemia le lavoratrici subiscono un duro colpo: l’Istat calcola che dei 101.000 posti di lavoro persi nel dicembre 2020, 99.000 erano femminili.

(da: freepik.com)

Ma dal Governo sembrano arrivare segnali positivi. Mentre il Presidente Draghi affronta il delicato tema in un video durante la conferenza “Verso una Strategia Nazionale sulla parità di genere” dell’8 marzo, l’art.1 comma 276 della nuova Legge di Bilancio stabilisce: 

“Nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali è istituito il Fondo per il sostegno della parità salariale di genere, con una dotazione di 2 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2022, destinato alla copertura finanziaria, nei limiti della predetta dotazione, di interventi finalizzati al sostegno e al del valore sociale ed economico della parità salariale di genere e delle pari opportunità sui luoghi di lavoro”.

Il fondo per aiutare concretamente le donne, però, sta alimentando sempre più polemiche sulla scarsa chiarezza della sua applicazione. Non rimane che aspettare.

Chi dice donna dice mamma?

Sempre attuali sono gli scontri sull’aborto; tema ancora caldo in Italia. Molte italiane vivono ancora la maternità come un’imposizione della società. Chiesa, regioni, e personale medico obiettore di coscienza si scontano con la libertà di scelta perché essere mamme non è un diritto, è un obbligo!A questo proposito fa discutere la recente storia di Alice Merlo, riportata anche da La Repubblica. La 26enne genovese è stata duramente attaccata e insultata sui social perché testimonial della campagna nazionale a difesa della RU486 per l’aborto farmacologico. E ad aggravare la vicenda sono le offese di altre donne; ciononostante la Merlo si dice pronta a portare avanti la lotta per “il diritto alla felicità”.

(Dal profilo Instagram di Alice Merlo)

Una battaglia ancora aperta

Violenza, divario salariale, imposizioni non sono certo delle novità. La giornata internazionale della donna è stata istituita nel 1977 per ricordare le sfide del mondo femminile. E ad una settimana dalla celebrazione, si continua ancora a combattere. Forse festeggiare l’8 marzo con fiori e frasi di circostanza diventerà utile quando essere donna non sarà più una lotta. 

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