La Giornata Internazionale della Lingua Madre fu proclamata dalla Conferenza Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione la Scienza e la Cultura (UNESCO) nel Novembre del 1999. Sono trascorsi più di 20 anni e il 21 Febbraio di ogni anno si celebra nel mondo il valore della lingua madre per tutelare la diversità linguistica e culturale e promuovere il poliglottismo.
La data ricorda un avvenimento del 1952: l’uccisione da parte delle forze di polizia pakistane di alcuni studenti dell’Università di Dacca, capitale dell’attuale Bangladesh, che rivendicavano il bengalese quale lingua ufficiale dell’allora Pakistan.
La lingua madre è la lingua del cuore, delle emozioni e degli affetti primari. Per un bambino, è la lingua delle prime esperienze, dei giochi, delle ninne nanne e dei primi racconti. Il codice materno contiene espressioni e voci articolate che consolano, sgridano, rassicurano, formano, incoraggiano e influenzano la nostra storia e l’immagine del mondo che grazie ad esse ci creiamo.
L’idioma materno non ostacola i successivi apprendimenti di una seconda o terza lingua, bensì apre con naturalezza a nuovi linguaggi e nuove abilità.
La Giornata della Lingua Madre è l’occasione per conoscere, riconoscere e valorizzare le lingue del nostro vivere quotidiano e riflettere sui cambiamenti in corso nella nostra società.
Le lingue, con le loro complesse implicazioni per l’identità, la comunicazione, l’integrazione sociale, l’educazione e lo sviluppo sono di importanza fondamentale per tutti gli individui.
Quando le lingue si eclissano, svanisce anche la diversità culturale. Scompaiono opportunità, tradizioni, memorie, modi unici di pensare e di esprimersi.
Almeno il 43% delle 6000 lingue parlate nel mondo sono a rischio di prevaricazione. Solo poche centinaia di lingue sono state realmente inserite nei sistemi e metodi educativi, e meno di un centinaio sono utilizzate nel mondo digitale.
Le lingue sono gli strumenti più potenti per preservare, sviluppare e tutelare il nostro patrimonio linguistico e culturale.
Tutte le iniziative per promuovere la diffusione delle lingue serviranno non solo ad incoraggiare la diversità linguistica e l’educazione multilingue, ma anche a sviluppare una maggiore consapevolezza delle tradizioni linguistiche e culturali.
La diversità linguistica è sempre più minacciata dalla scomparsa di un numero sempre maggiore di lingue. Ogni due settimane una lingua svanisce portando con sé un intero patrimonio culturale ed intellettuale.
In questo contesto mi piace anche ricordare l’esistenza di dodici minoranze linguistiche storiche presenti nel territorio italiano. Parlano “lingue tagliate”, idiomi che nel corso degli anni non hanno mai vista riconosciuta una tutela giuridica. Per secoli queste lingue hanno resistito alle ostilità esterne e alle pressioni esercitate dalla lingua italiana nei diversi contesti storici. Oggi il loro patrimonio linguistico sta perdendo terreno, sta vivendo una fase di profondo cambiamento, dovuto prevalentemente all’oppressione da parte della lingua italiana. Dodici gruppi linguistici con tradizioni e lingue proprie sono distribuiti in diverse regioni italiane. La distribuzione territoriale è complessa: nel Nord del territorio, sull’arco alpino, si estendono le minoranze di lingua germanica, ladina, francese, friulana, slovena e occitana; nel Centro-Sud e nelle isole piccole comunità parlano albanese, croato, greco, sardo e catalano. Le loro tradizioni e le loro parlate evidenziano elementi di continuità con le loro origini, origini che vanno ricercate all’interno delle loro vicissitudini storiche che le hanno portate ad insediarsi nel territorio italiano.
I diritti linguistici fanno parte dei diritti fondamentali delle persone e delle comunità, ma spesso mancano di tutela.
Il valore delle lingue diverse da quelle maggioritarie e la loro importanza vengono riconosciute con difficoltà, la loro tutela e valorizzazione, invece, sono importanti anche per dare contenuti reali alla democrazia.